Le due Famiglie
Maurizio
Arrivabene, team manager Ferrari e poi Juventus, scelto da Marchionne e poi silurato,
delinea un persistente dualismo in seno alla Famiglia, agli Agnelli ora anche Elkann
(intervista con Daniele Dallera e Daniele Sparisci sul “Corriere della sera”).
È l’ultimo team manager che aveva portato la Ferrari a vincere, ma morto Marchionne
fu subito silurato da Elkann. Recuperato a Torino alla Juventus da Andrea Agnelli,
ma per finire presto decimato dalla “giustizia” sportiva - contro la quale ha
fatto ricorso alla Corte europea (si attende anche un processo per reati societari,
che però si evita di fare).
Anche alla
Juventus aveva vinto, ma il covid, due stagioni di mancate entrate, ha stroncato
il club nel suo massimo sforzo tecnico e
finanziario, con Cristiano Ronaldo e la lievitazione di tutti gli ingaggi, e con
la Superlega - progetti finiti in superdebiti.
Ci sono ragioni obiettive per il suo allontanamento
dal gruppo ex Fiat. Ma Arrivabene la sensazione dà netta di due “famiglie”
distinte a Torino – anche se ora bisogna dire in Olanda, dove la Famiglia è domiciliata.
Con Elkann che ha fatto piazza pultita del biscugino Andrea. E non è una buona
sensazione.
Un tempo
l’Avvocato, nonno di Elkann, che ha nominato suo erede, teneva in punta di
bastone il fratello Umberto, il padre di Alberto. Non che fosse miglior
manager. Ma, in qualche modo, con l’auto di Romti, “faceva i bilanci”. Elkann
ha già liquidato la Fiat, sta liquidando la Ferrari, fa anche lui i bilanci, a suo modo (questo 2024 vendendo Comau, il 2015 vendendo Maserati), e non vuole tra i piedi il
cugino Alberto.
La Juventus che c’entra?
È la cartina di tornasole di quanto Arrivabene dice senza dirlo nella sua
intervista: non si sa quanto delle disgrazie giudiziarie del club non nascono
all’interno della Famiglia, quando subodora o s’immagina insidie esterne, Moggi
e Giraudo nel 2006, Alberto Agnelli nel 2022.
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