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L’enciclopedia narrativa di Primo Levi
Primo Levi felice sa raccontare di tutto e lo fa. Curiosamente
apocalittico cinquant’anni prima della “mutazione globale”. La “disfilassi” per
cui fu famoso è ben la mania green di adesso, abbracciare gli alberi, esserne
abbracciati, impregnati. O “La grande mutazione”, la ragazza cui crescono le ali, e finalmente può tramutarsi, dall’alto del
campanile, in aquilone. C’è anche la ragazza
che, oltre a possedere sangue vegetale, viene fecondata dai fiori di ciliegio. O
il femminismo: “I costruttori di ponti” sono una gigantessa che accoglie nel
palmo della mano il primo, nanerottolo, homo
sapiens, e il suo taciturno compagno. O nel racconto “Nozze della formica”:
“Perché tanti uomini? Quel vostro fifty-fifty è roba sorpassata”, di uomini ne
basta e avanza uno, che faccia un po’ di lievito– “oltre tutto risolvereste
anche il problema della fame nel mondo”. E la tassonomia del pettegolezzo. La “bionda ossigenata” e le virtù
dell’ossigeno. Il dialetto (piemontese) lingua primaria. Una miniera. Un saggio
del “profondo legame personale” col vecchio Plinio” – per stigmatizzare la
figura dello scienziato che provoca danni immani, p.es. la bomba atomica, e poi
giulivo si pente.
Il lager è
ricordato con ironia. Nella persona che succedette a Höss gli ultimi mesi di
Auschwitz, e non sapeva nulla di cosa dirigeva. O dei pidocchi, che le prigioniere
stiratrici prelevavano dalle compagne morte di tifo e incollavano sotto i colletti
delle SS: “I pidocchi sono animali poco
simpatici, ma non hanno pregiudizi razziali”.
I sogni? Fastidiosi, d’accordo con monsignor Della
Casa, per chi li narra e chi se li deve ascoltare. Un saggio mirabile su Kafka,
dopo averne tradotto “Il processo”. Da
tecnico-scienziato, la molecola che si ribella – non fa quello che deve fare.
Da letterato l’elogio della rima, “La rima alla riscossa” – nei due componmenti
con cui apre le due sezioni, i racconti e i saggi, però non ci si prova (ci
prova nel primo, ma con applicazioni rare, come vengono, non studiate).
Un volume del cofanetto “Terza pagina” pubblicato
fuori commercio dal quotidiano in tiratura limitata nel giugno 1989, in
occasione del passaggio al nuovo formato del giornale – ma il volume era stato
già pubblicato dalla “Stampa” nell’ottobre 1986. Cinque dei venti racconti,
avveniristico-fangascientifici, erano già stati ripresi da Levi nella raccolta
“Lilit” del 1981: “Disfilassi”, “I costruttori di ponti”, “La sfida delle
molecole”, “A tempo debito”,”L’anima e gli ingegneri”. Con una premessa dello
stesso Levi, che diffida il lettore dal cercare “messaggi” nelle sue divagazioni
– “appartengono a un tipo umano di cui diffido: il profeta, il vate, il
veggente”. E da una nota di Lorenzo Mondo sulla “musa curiosa” e “la forza allegra”
di Primo Levi. Di “uno scrittore di forte stagionatura, insofferente di limitazioni
specialistiche, settoriali”.
“Una valle”, la poesia che apre la raccolta dei
saggi, è in realtà un albero, sempre vivo e fruttifero, il cui “tronco reca
vecchie ferite\ Da cui stilla una resina\ Amara e dolce portatrice di oblio” –
come lo stesso poeta?
Primo Levi, Racconti e saggi, “La Stampa”,
pp. 167 € 10
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