venerdì 26 luglio 2024

L’enciclopedia narrativa di Primo Levi

Primo Levi felice sa raccontare di tutto e lo fa. Curiosamente apocalittico cinquant’anni prima della “mutazione globale”. La “disfilassi” per cui fu famoso è ben la mania green  di adesso, abbracciare gli alberi, esserne abbracciati, impregnati. O “La grande mutazione”, la ragazza cui crescono le ali, e finalmente può tramutarsi, dall’alto del campanile, in aquilone.  C’è anche la ragazza che, oltre a possedere sangue vegetale, viene fecondata dai fiori di ciliegio. O il femminismo: “I costruttori di ponti” sono una gigantessa che accoglie nel palmo della mano il primo, nanerottolo, homo sapiens, e il suo taciturno compagno. O nel racconto “Nozze della formica”: “Perché tanti uomini? Quel vostro fifty-fifty è roba sorpassata”, di uomini ne basta e avanza uno, che faccia un po’ di lievito– “oltre tutto risolvereste anche il problema della fame nel mondo”. E la tassonomia del pettegolezzo. La “bionda ossigenata” e le virtù dell’ossigeno. Il dialetto (piemontese) lingua primaria. Una miniera. Un saggio del “profondo legame personale” col vecchio Plinio” – per stigmatizzare la figura dello scienziato che provoca danni immani, p.es. la bomba atomica, e poi giulivo si pente.
Il lager è ricordato con ironia. Nella persona che succedette a Höss gli ultimi mesi di Auschwitz, e non sapeva nulla di cosa dirigeva. O dei pidocchi, che le prigioniere stiratrici prelevavano dalle compagne morte di tifo e incollavano sotto i colletti delle SS: “I pidocchi  sono animali poco simpatici, ma non hanno pregiudizi razziali”.
I sogni? Fastidiosi, d’accordo con monsignor Della Casa, per chi li narra e chi se li deve ascoltare. Un saggio mirabile su Kafka, dopo averne tradotto “Il processo”.  Da tecnico-scienziato, la molecola che si ribella – non fa quello che deve fare. Da letterato l’elogio della rima, “La rima alla riscossa” – nei due componmenti con cui apre le due sezioni, i racconti e i saggi, però non ci si prova (ci prova nel primo, ma con applicazioni rare, come vengono, non studiate).
Un volume del cofanetto “Terza pagina” pubblicato fuori commercio dal quotidiano in tiratura limitata nel giugno 1989, in occasione del passaggio al nuovo formato del giornale – ma il volume era stato già pubblicato dalla “Stampa” nell’ottobre 1986. Cinque dei venti racconti, avveniristico-fangascientifici, erano già stati ripresi da Levi nella raccolta “Lilit” del 1981: “Disfilassi”, “I costruttori di ponti”, “La sfida delle molecole”, “A tempo debito”,”L’anima e gli ingegneri”. Con una premessa dello stesso Levi, che diffida il lettore dal cercare “messaggi” nelle sue divagazioni – “appartengono a un tipo umano di cui diffido: il profeta, il vate, il veggente”. E da una nota di Lorenzo Mondo sulla “musa curiosa” e “la forza allegra” di Primo Levi. Di “uno scrittore di forte stagionatura, insofferente di limitazioni specialistiche, settoriali”.
“Una valle”, la poesia che apre la raccolta dei saggi, è in realtà un albero, sempre vivo e fruttifero, il cui “tronco reca vecchie ferite\ Da cui stilla una resina\ Amara e dolce portatrice di oblio” – come lo stesso poeta?
Primo Levi, Racconti e saggi, “La Stampa”, pp. 167 € 10

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