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L’Europa di Monti, uno sfacelo
Non fosse firmato
Mario Monti, europeista se ce ne sono, il fondo del “Corriere della sera” ieri,
“Un ruolo per l’Italia”, si direbbe opera di Salvini, il massimo anti-europeista
: un’Europa, la sua, o è franco-tedesca o non è. E non per potenza o intelligenza:
per non si sa che cosa. Anche quando la leadership fosse “fortemente sbagliata,
come fu il caso durante la prima fase della crisi finanziaria dell’eurozona”.
A questo punto
Monti ha aperto un abisso doppio. La gestione franco-tedesca, Sarkozy-Merkel,
della crisi post-2008 non è stata “fortemente sbagliata” nella prima fase della
crisi, lo è stata sempre, e ha cancellato l’Europa dal rango delle grandi
potenze economiche mondiali. Non solo, e non si sa se è peggio: ha ridotto l’Europa
a un cumulo di macerie politiche, proteggendosi con una serie di ascari, dall’Olanda
all’Austria, i “frugali” – mentre il mondo pompava le economie, i “frugali” chiudevano
il rubinetto. Nel mentre, mirabile impresa, che aumentavano il loro e l’altrui debito, quello della Francia soprattutto, ma
anche della Germania. La “frugalità” è stato un capestro politico, del tipo
mercantilistico, mors tua vita mea.
Monti distingue
una prima da una seconda fase, intendendo per questa seconda fase quando al
governo c’era lui e ci ha portati al tasso di massima fiscalità, diretta e
indiretta (patrimoniale), nel mondo.
Ora l’Europa è
quella che lui stesso dice, pur deprecandola. Non ce n’è un’altra. Non un’Europa
federalista. E nemmeno intelligente. Solo un’accozzaglia di
debolezze, istituzionali e politiche. Oggi nemmeno più franco–tedesca ma, come
lo stesso Monti dice, vuota: tra “la debolezza economica e identitaria della Germania”, e “il totale stordimento politico”
della Francia” - stordimento totale di Macron, e non della Francia di Sarkozy, di
cui la Merkel si faceva beffe di notte, al bicchiere della staffa con i
collaboratori?
Monti ha i limiti
del tecnocrate. Non lo sfiora nemmeno l’evidenza politica, il tentativo
post-elezioni europee di isolare l’Italia, perché ha un governo di destra, che
ha vinto le elezioni. Che non è nemmeno un tentativo, non è una strategia: è un
non saper che fare. Da parte di un governo socialdemocratico in declino netto,
e di una destra macroniana comunque sconfitta dalla destra lepenista.
È un dato di
fatto: il socialista perdente tedesco si fa forza col socialista spagnolo, e il
Macron antirusso con l’antirusso polacco. Meloni (l’Italia) sta a destra, in
uno schieramento all’offensiva in tutta Europa. I leader tedesco e francese si
comportano di conseguenza: il socialista Scholz non riesce a parlare con Meloni,
il liberale (destra) Macron ha provato a utilizzarla contro Le Pen, e poi l’ha
rimessa nel fronte ostile.
La piccola ginnastica
che Meloni secondo Monti dovrebbe fare per ingraziarsi Scholz e Macron, due leader
peraltro mediocri oltre che perdenti, è tutta l’Europa che resta?
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