Lo Stato, il terrore, gli ostaggi
Scorrendo la corrispondenza fra Calvino
e Sciascia, di un’intesa politica, letteraria e caratteriale eccezionale, una
frattura imprevedibile insorge dopo il sequestro Moro, nella polemica che divise
la politica e gli intellettuali sullo Stato e il terrorismo, sull’obbligo o l’opportunità
di trattare o non trattare per il rilascio dell’ostaggio – come l’ostaggio
chiedeva. Calvino risolutamente per il no – per una volta dopo vent’anni di lontananza
e polemiche, con il Pci, con Berlinguer. Sciascia risolutamente per il sì –
tanto più che non si sentiva rappresentato da “questo Stato”, come aveva avuto
a dire già prima del rapimento Moro.
Lo stesso dilemma che ha visto
Netanyahu opporsi all’opinione nel suo stesso Paese e anche in quella
internazionale. Era il dilemma che hanno vissuto le famiglie in Sardegna e in
Calabria nella stagione dei rapimenti di persona.
Una teoria giuridica non è mai stata elaborata.
Una teoria giuridica della violenza contro lo Stato – in fondo si è rimasti a
Machiavelli, tra “virtù” (forza) e “fortuna”.
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