L’Occidente schierato e muto
Fa impressione vedere 32 capi di governo,
della parte più ricca e potente del mondo, tutti vestiti allo stesso modo,
camicia bianca e cravatta, a eccezione naturalmente di Meloni, comunque in tailleur
pantalone grigio, tutti con lo stesso sorriso, attorno a un presidente degli
Stati Uniti che non connette. Da cui dipendono senza obiezioni.
Una foto di gruppo, per i 75 anni
della Nato, che sarebbe una foto dell’Occidente, la democrazia nel mondo. Già il 50mo era sembrata una celebrazione da
caro estinto. Già l’amministrazione Clinton aveva mostrato un deciso interesse
per il Pacifico, Europa e area mediterranea tenendo buone solo per esercitazioni
a fuoco, dalla Somalia alla Serbia.
Lo sconcerto non è per Biden. La politica
estera americana ha una continuità (deep State)
che attraversa le presidenze e le maggioranze congressuali. Ma l’“Occidente”
come e quanto conta in questa continuità? Cosa hanno detto i capi di governo
nella due giorni della celebrazione della Nato? Cosa è stato loro detto?
Niente, una foto di uomini tutti eguali, schierati su tre file, come un modesto
ma ben addestrato plotone. Certo non impolverato né sudato. Ma con l’aria di
non passarsela bene.
Nella foto dei lavori, del resto, l’Ialia
s’inquadra incuneata tra l’Islanda e la Lettonia. Cioè?
L’Occidente non se la passa bene. È in
guerra, anche contro se stesso, e non lo sa. Sorride, promette, minaccia. Ma
chi, che?
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