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venerdì 19 luglio 2024

L’unità e la religione della libertà

Celebrandosi per i 165 anni di vita, col solito supplementone portemanteau (porta pubblicità), il giornale (ex) fiorentino esuma una celebrazione del giornale da parte del primo Spadolini, il giovane storico del secondo Ottocento che introdusse nella storiografia l’attenzione all’opinione, ai giornali. Dei primi numeri del quotidiano, fatto usciure a tamburo battente dal plebiscitario a oltranza Bettino Ricasoli in vista dei referendum (Cosimo Ciccuti ricorda “l’ordine di Bettino Ricasoli: «Voglio il giornale domattina»”), Spadolini nota la misura: mai una notizia o un fatto, anche il plebiscito, a più di una colonna. E l’obiettività: uguale rispetto per le opinioni avverse, per quanto debolissime, della “«Toscanina», allargata magari alle altre province dell’Italia centrale”, o dei “fantasmi bonapartisti del Regno d’Etruria” – per non dire del residuo partito filofrancese, pur dopo l’armistizio a tradimento di Villafranca.
L’“obiettività”, che naufragherà negli anni della Repubblica nei sarcasmi di Umberto Eco, Spadolini trova realizzata dal “Barone di ferro” Bettino Ricasoli, “fedele ad una linea di liberalismo consapevole e profondo – vero abito mentale, vera religione dell’anima”.  
“La Nazione”, 165 anni insieme. 1859-2024, pp. 128, gratuito col giornale

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