L’unità e la religione della libertà
Celebrandosi
per i 165 anni di vita, col solito supplementone portemanteau (porta pubblicità), il giornale (ex) fiorentino esuma
una celebrazione del giornale da parte del primo Spadolini, il giovane storico
del secondo Ottocento che introdusse nella storiografia l’attenzione
all’opinione, ai giornali. Dei primi numeri del quotidiano, fatto usciure a
tamburo battente dal plebiscitario a oltranza Bettino Ricasoli in vista dei
referendum (Cosimo Ciccuti ricorda “l’ordine di Bettino Ricasoli: «Voglio il
giornale domattina»”), Spadolini nota la misura: mai una notizia o un fatto,
anche il plebiscito, a più di una colonna. E l’obiettività: uguale rispetto per
le opinioni avverse, per quanto debolissime, della “«Toscanina», allargata
magari alle altre province dell’Italia centrale”, o dei “fantasmi bonapartisti
del Regno d’Etruria” – per non dire del residuo partito filofrancese, pur dopo
l’armistizio a tradimento di Villafranca.
L’“obiettività”,
che naufragherà negli anni della Repubblica nei sarcasmi di Umberto Eco,
Spadolini trova realizzata dal “Barone di ferro” Bettino Ricasoli, “fedele ad
una linea di liberalismo consapevole e profondo – vero abito mentale, vera
religione dell’anima”.
“La Nazione”, 165 anni insieme. 1859-2024,
pp. 128, gratuito col giornale
Nessun commento:
Posta un commento