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sabato 20 luglio 2024

Ma l’Europa non è dei fondatori

Usa dire – scrivere – “ma l’Italia è tra i Paesi fondatori dell’Europa unita”, come un titolo di potere  politico. Ma l’Europa non è più quella, ora, da trent’anni almeno: è germanocentrica – è quello che si vuole e si fa a Berlino.
Nell’Europa della fondazione la Germania era divisa, con l’Armata Rossa a Berlino, e dipendeva dall’Italia. Dalle truppe americane che gli Stati Uniti stazionavano in abbondanza nel Veneto, come in Baviera. La Francia era membro critico della Nato, solo l’Italia dava affidamento contro Mosca – la Germania di Bonn corteggiava perfino il Pci, il partito comunista italiano, come quello che avrebbe potuto mediare a Mosca in una crisi.  
Con l’accettazione Craxi-Cossiga degli euromissili l’Italia ha raggiunto l’acme di questo potere indiretto sulla Germania di Bonn. Tanto più che lo schieramento è stato seguito dal crollo dell’Urss, militare e quindi politico. Con la Germania unita è cambiato tutto. Mentre subito dopo cambiava anche l’Italia col terremoto di Mani Pulite.
La Germania fa sempre affidamento sulla protezione ultima (nucleare) degli Stati Uniti - e non della Francia. Ma è una protezione di ultima ratio, non ha più bisogno dell’“Italia volenterosa”, delle truppe e dei missili americani che vi stazionano. E l’Italia non è più la potenza Dc che era, che rincuorava e raffozava la Cdu-Csu, gli ora Popolari - lo scioglimento della Democrazia Cristiana, che era stata per quasi mezzo secolo la grande forza del Centro (Zentrum) in Europa, ha provocato nel semi-continente occidentale aggiustamenti non da perestrojka, ma comunque rilevanti.
La Germania unita è tutt’altro da quella di Bonn. Ha avuto ancora un occhio di riguardo per l’Italia negli anni di Kohl, che veniva dalla repubblica di Bonn, e rispettava l’allora potente Dc. Ma “non esiste”, si direbbe a Roma, con i successori, Schröder e Merkel - per non dire di Scholz, che in Italia non ci viene nemmeno in vacanza.
Schröder viene al caso anche per una sostituzione importantissima, della Germania invece dell’Italia quale partner privilegiato del gas russo – privilegi di quantità e di prezzo. Erano l’Eni e l’Italia i partner privilegiati di Gazprom per le esportazioni. Avevano consentito a Gazprom di avviarle, nel 1968, passando sopra a preclusioni ultimative dell’America, e a resistenze (socialiste) nello stesso governo ialiano, prima e dopo l’invasione russa di Praga. Diventando nella stampa filo-atlantica (Montanelli compreso) “il tubo di Mosca”. E nel 1974 raddoppiarono le forniture. A lungo partner quasi unici (a parte le repubbliche sovietiche, soprattutto la recalcitrante Ucraina, che ogni anno minacciava di tagliare il rifornimento all’Italia – Ucraina e Cecoslovacchia accusavano Gazprom nei loro giornali di praticare prezzi di favore all’Italia). Schröder ha finito per  diventare consulente di Gazprom, e “il lungo tubo” si è praticamente fermato in Germania.
 

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