Ma l’Europa non è dei fondatori
Usa dire – scrivere – “ma l’Italia
è tra i Paesi fondatori dell’Europa unita”, come un titolo di potere politico. Ma l’Europa non è più quella, ora,
da trent’anni almeno: è germanocentrica – è quello che si vuole e si fa a
Berlino.
Nell’Europa della fondazione la
Germania era divisa, con l’Armata Rossa a Berlino, e dipendeva dall’Italia. Dalle
truppe americane che gli Stati Uniti stazionavano in abbondanza nel Veneto,
come in Baviera. La Francia era membro critico della Nato, solo l’Italia dava
affidamento contro Mosca – la Germania di Bonn corteggiava perfino il Pci, il partito
comunista italiano, come quello che avrebbe potuto mediare a Mosca in una crisi.
Con l’accettazione Craxi-Cossiga
degli euromissili l’Italia ha raggiunto l’acme di questo potere indiretto sulla
Germania di Bonn. Tanto più che lo schieramento è stato seguito dal crollo dell’Urss,
militare e quindi politico. Con la Germania unita è cambiato tutto. Mentre
subito dopo cambiava anche l’Italia col terremoto di Mani Pulite.
La Germania fa sempre affidamento
sulla protezione ultima (nucleare) degli Stati Uniti - e non della Francia. Ma
è una protezione di ultima ratio, non
ha più bisogno dell’“Italia volenterosa”, delle truppe e dei missili americani
che vi stazionano. E l’Italia non è più la potenza Dc che era, che rincuorava e
raffozava la Cdu-Csu, gli ora Popolari - lo scioglimento della Democrazia
Cristiana, che era stata per quasi mezzo secolo la grande forza del Centro (Zentrum) in Europa, ha provocato nel
semi-continente occidentale aggiustamenti non da perestrojka,
ma comunque rilevanti.
La Germania unita è tutt’altro da
quella di Bonn. Ha avuto ancora un occhio di riguardo per l’Italia negli anni
di Kohl, che veniva dalla repubblica di Bonn, e rispettava l’allora potente Dc.
Ma “non esiste”, si direbbe a Roma, con i successori, Schröder e Merkel - per
non dire di Scholz, che in Italia non ci viene nemmeno in vacanza.
Schröder viene al caso anche per
una sostituzione importantissima, della Germania invece dell’Italia quale
partner privilegiato del gas russo – privilegi di quantità e di prezzo. Erano l’Eni
e l’Italia i partner privilegiati di Gazprom per le esportazioni. Avevano
consentito a Gazprom di avviarle, nel 1968, passando sopra a preclusioni ultimative
dell’America, e a resistenze (socialiste) nello stesso governo ialiano, prima e
dopo l’invasione russa di Praga. Diventando nella stampa filo-atlantica (Montanelli compreso) “il tubo
di Mosca”. E nel 1974 raddoppiarono le forniture. A lungo partner quasi unici
(a parte le repubbliche sovietiche, soprattutto la recalcitrante Ucraina, che
ogni anno minacciava di tagliare il rifornimento all’Italia – Ucraina e Cecoslovacchia
accusavano Gazprom nei loro giornali di praticare prezzi di favore all’Italia).
Schröder ha finito per diventare
consulente di Gazprom, e “il lungo tubo” si è praticamente fermato in
Germania.
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