Se Bartolini era Sigfrido
L’incisore, pittore e intellettuale pistoiese torna
per una stagione in Versilia, dove passò un periodo fertile della sua
formazione, giovane amico di Soffici, e quindi familiare di Carrà, Funi, Cicognani,
Ugo Guidi, il cosiddetto Gruppo del Quarto Platano (ora defunto) del Forte dei
Marmi. I quadri, pochi, della retrospettiva lo mostrano a oltranza: colori
tenui, la pennellata lunga, soggetti muti.
La mostra è soprattutto provvida dei lavori di Bartolini
incisore. Uno dei maggiori, se non il più significativo, incisore del
Novecento. Con numerosissime tavole delle sue molteplici illustrazioni di “Pinocchio”
- per un’edizione speciale lo provvide di ben 300 xilografie.
Artista irrequieto, dagli interessi molteplici, poco
attento al mercato, Sigfrido Bartolini gode a Pistoia, la sua cttà, di una
Casa-museo a lui specificamente dedicata. Che ne cura anche l’attività
pubblicistica. E qui si vede perché il nome circola poco: S. Bartolini è un
intellettuale molto presente, molto “impegnato”, nella seconda metà del
Novecento, ma, pervicacemente, nell’area sbagliata. Nell’area culturale cosiddetta
perdente, a partire dal “Borghese” di Longanesi, in rapporto privilegiato, testimoniato
anche dai numerosi epistolari che ha curato, con Evola, Volpe, Gabriel Marcel, Vintila
Horia, et al. Una posizione politica che si collega anche al rifiuto polemico
dell’“arte moderna”, Sigfrido di nome e di fatto, che quindi lo ha a lungo
escluso dalle gallerie e dal mercato.
Clara Mallegni-Simonetta Bartolini (a cura di),
Sigfrido Bartolini. Una retrospettiva, Massa, “MUG2” (Museo Ugo Guidi 2)
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