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lunedì 1 luglio 2024

Secondi pensieri - 539

zeulig


Anarchia
– È individualista, tanto quanto (forse di più che) socialista. Oggi, dismesse le bombe e le fiamme, si copre dei “diritti”. Troppo spesso involuti e artefatti – specie quelli linguistici.
 
Siamo anarchici, poiché, Arendt l’ha intuito, “il peggior nemico dell’autorità è il disprezzo”. Contro l’ipocrisia più che contro lo sfruttamento. Siamo cioè paretiani, contro la pluto-demo-crazia, la forma mista di dominio dei “produttori”, accorta impostura, la plutocrazia dei ricchi e la democrazia dei lavoratori alleate contro la rivoluzione. E per questo, se la libertà è snobismo, stupidi, a meno di continui penosi correttivi: il tipo radical tory, tra Sorel e Pareto, socialista e perfino marxista reazionario.
 
Carpe Diem – Cioè il miracolo: il giorno, il momento, il tempo non tempo. Confligge con la realtà ma esiste, è con noi, passa con noi. Non si sa come né perché, ma ci siamo, momento per momento.
 
Hegel - Si può dire di Hegel, il Sistemista, che fu nitido teorico del fascismo – del fasciocomunismo: il Partito Interprete della Storia, l’Intellettuale Collettivo, il buon Funzionario. Che è anche il Funzionario del Partito di Togliatti, l’interprete collettivo, del partito Bolscevico.
Non era Zdanov, cioè Stalin, che liquidava Hegel quale ideologo della reazione feudale contro la Rivoluzione?
 
Intellettuali – Minosse e Solone facevano le leggi. Oggi le fanno i negozianti, gli industriali, i banchieri, i coldiretti, e le influencer. Le masse cioè. Echi distratti di conversazioni e letture si affastellano a confondere la riflessione mai realizzata sul proprio ruolo nel mondo. Nell’impeto del momento, che vuole l’intellettuale integrato, parte di altri insiemi, men-tre rifiuta ogni integrazione, il lavoro, il partito, l’epoca.
Il tradimento degli intellettuali, ha scritto Popper al Times letterario, “consiste nel loro tentativo romantico di essere più intelligenti della ragione stessa e di elevare il romanticismo da filosofia della nostalgia a filosofia del potere”. E gli intellettuali che non tradiscono? “Vive là un amico delle lampade e delle civette”, così lo scrittore Landolfi ne fa l’apologo: “Vivono, essi, per carpire una nota a un frusciare di foglie o un segreto a una rupe rugosa; soffrono e sperano nascostamente tutto il loro tempo per una tenue, piccola idea senza importanza, un’idea fissa; arrossiscono come fanciulle e un nulla li appanna....”. Celebre pezzo di un ignoto ai più, dopo aver faticato la vita su una parola, una virgola, erudito, poeta, poliglotta, narratore, sospetto per l’origine ciociara e l’amore del casinò.
Non ha ragione l’intellettuale se non romantica. Oscuramente, per il rifiuto che gratifica più dell’intelligenza, il rifiuto dello sfruttamento e della guerra, anzi del mondo, per l’entusiasmo, per l’odio. È così che l’amore di sé e dell’umanità si trasforma in disegno di potere. Che è duro. Anche se è, nell’immediato, il partito. Ha il sapore aspro, malgrado le cautele retoriche, della violenza. E comporta la perdita dei fini. L’intellettuale non può che essere contro, l’intellettuale onesto. Impaziente, assoluto. Come la verità, più di Dio.
A lungo l’intellettuale  non ha avuto radici, un vagabondo, di casa mutevole dove curiosità e speranza lo spingevano. Viaggiavano i filosofi antichi, e quelli cristiani, e i poeti: Lullo, Dante, lo stesso pantofolaio Petrarca. È il qalendar persiano, di cui l’Iran ha perduto la memoria, W. Ivanov ci ha lavorato quarant’anni per darne una spiegazione, variamente tradotto outlandish, scholar-gipsy, uccello migratore, benché viva nella sua poesia, insiste Henri Corbin, “libero come il vento”, uno che “non dorme due notti nello stesso posto”.
L’intellettuale ha ora invece l’intelligenza del sentimento - il rivoluzionario è intellettuale, diceva Hobsbawm, storico compagno. Ma se organico al partito doveva essere politico, prudente. Si evince da Gramsci, e l’opinione è consolidata in Occidente a partire dalla Riforma protestante, conclusa dalla Riforma cattolica a Trento, che fu concilio di storici e letterati, con alcuni teologi.

L’intellettuale è solo. Nel Manoscritto trovato a Saragozza, libro pieno di donne ardite, si dava centocinquant’anni fa la scansione temporale dell’OPERA dell’uomo, perfetta, compiuta, in ore lavorate, giorni, settimane, mesi, anni e abitudini. A conclusione dell’OPERA c’era l’isolamento. L’insoddisfazione di tutto, e di sé.

“Non ci lasciano spostare un sasso”, lo constatava già Machiavelli.
 
Mito – Un’altra realtà. In realtà è una fuga, un exemplum, una cartina di tornasole.
Una bene, un male: si vive di miti perché si è scontenti del reale.
Il mito è un rifugio. Ma il mito depaupera, diminuisce, involgarisce il reale - non crea scontentezza più che ridurla, ammansirla, rivoltarla?
 
Realtà - L’epoca va vista forse riflessa, per speculum, ma per quello che è – non sempre si può essere fuori della storia. L’uomo einsteiniano, il cui mondo muta per un battito di ciglia, vive al modo che nel cinema si dice in soggettiva, spostandosi con la realtà che si sposta. Ogni traccia, tradizione o resistenza sopravvive residuale, l’inconscio, il Super-Io, l’in-natismo, vittime neonate della dinamica permanente, la Forma o Figura totale dei gestaltisti e dei conservatori rivoluzionari, salvandosi morfologicamente, quale figurazione di un insieme precario. Italo Calvino l’insta-bilità figura in un’ottica catastrofista, del mondo che si vede “precipitando dalla tromba delle scale”. Ma questa attitudine, che è ovviamente vi-sione e programma di vita, una debolezza comporta: vivere l’effimero del sistema disordinato in modo ancillare. Instancabilmente aderire di volta in volta a ogni fenomeno, per curiosità inesausta, per inclinazione sponta-nea, quasi lascito di altra vita, all’ignota filosofia bramanica che da sem-pre recepisce, rovesciata, l’ottica einsteiniana, della coincidenza di ogni cosa. Che non è indifferenza, certo, ma partecipazione operosa.
 
Verità - La ragione – la coscienza? - è uno strumento e non un fatto. Ti può dire di andare da qui a lì, ma non come, e in realtà nemmeno dove. È uno strumento a disposizione di chiunque, per qualsiasi turpitudine.

zeulig@antiit.eu

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