Secondi pensieri - 539
zeulig
Anarchia – È individualista, tanto quanto (forse di più che) socialista. Oggi, dismesse
le bombe e le fiamme, si copre dei “diritti”. Troppo spesso involuti e
artefatti – specie quelli linguistici.
Siamo anarchici, poiché, Arendt l’ha
intuito, “il peggior nemico dell’autorità è il disprezzo”. Contro l’ipocrisia
più che contro lo sfruttamento. Siamo cioè paretiani, contro la
pluto-demo-crazia, la forma mista di dominio dei “produttori”, accorta
impostura, la plutocrazia dei ricchi e la democrazia dei lavoratori alleate
contro la rivoluzione. E per questo, se la libertà è snobismo, stupidi, a meno
di continui penosi correttivi: il tipo radical tory, tra Sorel e
Pareto, socialista e perfino marxista reazionario.
Carpe Diem – Cioè il miracolo: il giorno, il momento, il tempo non tempo. Confligge
con la realtà ma esiste, è con noi, passa con noi. Non si sa come né perché, ma
ci siamo, momento per momento.
Hegel - Si può dire di Hegel, il Sistemista, che fu nitido teorico del
fascismo – del fasciocomunismo: il Partito Interprete della Storia,
l’Intellettuale Collettivo, il buon Funzionario. Che è anche il Funzionario del
Partito di Togliatti, l’interprete collettivo, del partito Bolscevico.
Non era Zdanov, cioè Stalin, che liquidava
Hegel quale ideologo della reazione feudale contro la Rivoluzione?
Intellettuali – Minosse e
Solone facevano le leggi. Oggi le fanno i negozianti, gli industriali, i
banchieri, i coldiretti, e le influencer. Le masse cioè. Echi distratti di
conversazioni e letture si affastellano a confondere la riflessione mai
realizzata sul proprio ruolo nel mondo. Nell’impeto del momento, che vuole
l’intellettuale integrato, parte di altri insiemi, men-tre rifiuta ogni
integrazione, il lavoro, il partito, l’epoca.
Il tradimento degli intellettuali, ha
scritto Popper al Times letterario,
“consiste nel loro tentativo romantico di essere più intelligenti della ragione
stessa e di elevare il romanticismo da filosofia della nostalgia a filosofia
del potere”. E gli intellettuali che non tradiscono? “Vive là un amico delle
lampade e delle civette”, così lo scrittore Landolfi ne fa l’apologo: “Vivono,
essi, per carpire una nota a un frusciare di foglie o un segreto a una rupe
rugosa; soffrono e sperano nascostamente tutto il loro tempo per una tenue,
piccola idea senza importanza, un’idea fissa; arrossiscono come fanciulle e un nulla
li appanna....”. Celebre pezzo di un ignoto ai più, dopo aver faticato la vita
su una parola, una virgola, erudito, poeta, poliglotta, narratore, sospetto per
l’origine ciociara e l’amore del casinò.
Non ha ragione l’intellettuale se non
romantica. Oscuramente, per il rifiuto che gratifica più dell’intelligenza, il
rifiuto dello sfruttamento e della guerra, anzi del mondo, per l’entusiasmo,
per l’odio. È così che l’amore di sé e dell’umanità si trasforma in disegno di
potere. Che è duro. Anche se è, nell’immediato, il partito. Ha il sapore aspro,
malgrado le cautele retoriche, della violenza. E comporta la perdita dei fini. L’intellettuale non può che essere
contro, l’intellettuale onesto. Impaziente, assoluto. Come la verità, più di
Dio.
A lungo l’intellettuale non ha avuto radici, un vagabondo, di casa
mutevole dove curiosità e speranza lo spingevano. Viaggiavano i filosofi
antichi, e quelli cristiani, e i poeti: Lullo, Dante, lo stesso pantofolaio Petrarca.
È il qalendar persiano, di cui l’Iran ha perduto la memoria,
W.
Ivanov ci ha lavorato quarant’anni per darne
una spiegazione, variamente tradotto outlandish, scholar-gipsy,
uccello migratore, benché viva nella sua poesia, insiste Henri Corbin, “libero
come il vento”, uno che “non dorme due notti nello stesso posto”.
L’intellettuale ha ora invece
l’intelligenza del sentimento - il rivoluzionario è intellettuale, diceva
Hobsbawm, storico compagno. Ma se organico al partito doveva essere politico,
prudente. Si evince da Gramsci, e l’opinione è consolidata in Occidente a
partire dalla Riforma protestante, conclusa dalla Riforma cattolica a Trento,
che fu concilio di storici e letterati, con alcuni teologi.
L’intellettuale
è solo. Nel Manoscritto trovato a Saragozza,
libro pieno di donne ardite, si dava centocinquant’anni fa la scansione temporale
dell’OPERA dell’uomo, perfetta, compiuta, in ore lavorate, giorni, settimane,
mesi, anni e abitudini. A conclusione dell’OPERA c’era l’isolamento.
L’insoddisfazione di tutto, e di sé.
“Non
ci lasciano spostare un sasso”, lo constatava già Machiavelli.
Mito – Un’altra realtà. In realtà è una fuga, un exemplum, una cartina di tornasole.
Una bene, un male: si vive di miti perché si è scontenti
del reale.
Il mito è un rifugio. Ma il mito depaupera, diminuisce,
involgarisce il reale - non crea scontentezza più che ridurla, ammansirla, rivoltarla?
Realtà - L’epoca va vista forse riflessa, per speculum, ma per
quello che è – non sempre si può essere fuori della storia. L’uomo
einsteiniano, il cui mondo muta per un battito di ciglia, vive al modo che nel
cinema si dice in soggettiva, spostandosi con la realtà che si sposta. Ogni
traccia, tradizione o resistenza sopravvive residuale, l’inconscio, il
Super-Io, l’in-natismo, vittime neonate della dinamica permanente, la Forma o
Figura totale dei gestaltisti e dei conservatori rivoluzionari, salvandosi
morfologicamente, quale figurazione di un insieme precario. Italo Calvino
l’insta-bilità figura in un’ottica catastrofista, del mondo che si vede
“precipitando dalla tromba delle scale”. Ma questa attitudine, che è ovviamente
vi-sione e programma di vita, una debolezza comporta: vivere l’effimero del
sistema disordinato in modo ancillare. Instancabilmente aderire di volta in
volta a ogni fenomeno, per curiosità inesausta, per inclinazione sponta-nea,
quasi lascito di altra vita, all’ignota filosofia bramanica che da sem-pre
recepisce, rovesciata, l’ottica einsteiniana, della coincidenza di ogni cosa.
Che non è indifferenza, certo, ma partecipazione operosa.
Verità - La ragione – la coscienza? - è uno strumento e non un fatto. Ti
può dire di andare da qui a lì, ma non come, e in realtà nemmeno dove. È uno
strumento a disposizione di chiunque, per qualsiasi turpitudine.
zeulig@antiit.eu
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