Un altro Putin
Un libro-intervista americano di quasi 25 anni fa,
2000, quando Putin era la “speranza” della Russia e non il Nemico – l’anno
prima a sorpresa capo del governo e ora addirittura presidente della Repubblica.
La ricostruzione di una vita e di una carriera fino ad allora – fino alla sua
scelta nel 1999 da parte di Yeltsin per il governo - insignificante, si
direbbe. Se non per la singolarità del personaggio, che veniva dal nulla. Tra
le difficoltà estreme del padre-soldato, fino all’invalidità, e della madre
sola durante l’assedio di Leningrado, senza protezione dalle bombe e senza cibo
– la madre fu anche data per morta. E una vita grama dopo: a trent’anni,
funzionario del Kgb, sposato, con una figlia, conviveva con i genitori, in 27
mq., balcone compreso – ma senza finestre, solo due prese di luce alte sui
muri. L’adolescenza col mito del Kgb, neanche lui sa spiegarsi il perché, tutto
è burocrazia, e la pratica dello judo, di cui fu anche campione regionale – il
judo e non il karate, precisa, sport per signorine.
Le testimonianze della maestra, della moglie, di un
paio di amici non illuminano questa esistenza grigia. La scelta di Yeltsin,
inspiegata, nasce forse dal fatto che da collaboratore stretto e vice del sindaco
riformista di San Pietroburgo Sobchak non aveva rubato e aveva combattuto le
mafie. Yeltsin era del resto imprevedibile - temendo Sobchak come concorrente politico, di successo, ne aveva scelto la controfigura.
Un’intervista modesta, scolastica. Di poco aiuto per
capire il Putin al potere – un’esperienza successiva. Se non per un paio di
osservazioni che oggi sembrano strane. Critica aspro la pratica del Kgb, quando
i dissidenti organizzavano una manifestazione, di anticiparli con una
contromanifestazione, per ingannare i giornalisti e i diplomatici allertati dai
dissidenti. La persecuzione di Sakharov dice crude, brutale. I cinque anni, 1985-1990, passati nella Germania
Democratica rivisti come un incubo, “uno Stato totalitario”, cioè stalinista,
assetto che “la Russia aveva accantonato da trent’anni” – il quinquennio è
anche quello della perestrojka , della
liberalizzazione in patria. E la
considerazione è ripetuta che le guerre vanno combattute ma non risolvono. Un altro
Putin, che l’Occidente ha sbagliato a inimicarsi – di Clinton ha solo
apprezzamenti, di Bush jr. allora al potere rispetto. Importante come immagine che Putin proiettava di se stesso per il pubblico americano. Pragmatico, non ideologico, nemmeno nazionalista: si direbbe senza progetto, salvo salvare la Russia dalla dissoluzione del post-sovietismo, tra le miriadi di piccoli nazionalismi e di mafie. Un realista? La pagina del colloquio con Kissinger, a San Pietroburgo per la Fondazione da lui creata con Sobchak per favorire gli investimenti, è da antologia.
Con molte foto della famiglia di origine, e della
propria.
Vladimir Putin, First Person, Public Affairs, pp. 207 €12,60
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