giovedì 15 agosto 2024

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (568)

Giuseppe Leuzzi


Preliminare ai bandi per le concession balneari è la mappatura degli arenili disponibili. Una legge del 1922 regolamenta la mappatura. Che è stata effettuata a livello nazionale invece che regionale, come si saprebbe dovuto fare perché la legge intanto è cambiata– gli arenili sono materia regionale, in base alle riforme Bassanini anni 1990. C’è un perché? Sì, nella mappatura nazionale il Veneto, o la Liguria, potrà variare i coefficienti di “scarsità” utilizzando nel calcolo gli spazi dei litorali del  Sud meno turistici. Siamo fratelli, ma alcuni sono più vispi.
 
“D’ora in avanti tirerò fuori i numeri ufficiali che dicono come vengono spese le risorse dello Stato dalle Regioni. Perché il punto è tutto lì”. Il ministro Calderoli non è simpatico, ma su questo ha ragione, il punto è proprio lì. 


Il Trentino, zona depressa, si è rilanciato, oltre che con la pulizia veneta, il rispetto del territorio (insomma) e il turismo, con i pometi o meleti. Che si è rifatti con i soldi dello Stato sicuramente due volte, forse tre, avendo sbagliato cespi o colture. Ma è ora una delle aree più prospere d’Europa, se non la più prospera – così dicono i tedeschi, invidiosi degli stadi per hockey in legno, piscine coperte, palestre, case della cultura. La Sicilia, un giardino, sta ancora a cercare l’acqua. Eppure di risorse ne ha avute dallo Stato, più del Trentino, anche pro capite.

 
Estesi i controlli a tutta Italia si è scoperto che caporalato e lavoro immigrato a un euro l’ora, con baraccamenti connessi, sono diffusi in tutta Italia. Cosa che tutti sanno, ma non si dice. Si dice, si diceva, solo di Rosarno, oh, lo scandalo! Cambia qualcosa? Sì, moltissimo: è buttare la spazzatura tutta al Sud. È anche coercere l’autostima dei meridionali.
 
Pitagora 
über alles
“Quando ho studiato e ero già scrittore ho pensato che molte frasi che si ritengono essere dei Vangeli sono invece del pensiero di Pitagora”. In una lunga meditata intervista, nel 2009, con l’allora direttore del “Quotidiano di Calabria” Matteo Cosenza, che si è rieditata il 14 per il centenario della nascita (“La mia età? Tremila anni di Calabria”), lo scrittore Saverio Strati si diffonde sulla sua recente esperienza e riflessione da “filosofo”. Da Scandicci, case giardino di periferia costruite a Firenze negli anni 1970 per l’immigrazione calabrese professionale  (insegnanti, infermieri, medici, tecnici), dove viveva con qualche problema i suoi ultimi giorni, il mondo centrava sulla “sua” particolare Calabria. Qualche parallelo più su di Sant’Agata del Bianco, il paesino dove era nato e cresciuto: a Crotone, con Pitagora. In un’argomentazione sicuramente eccessiva, ma piena di buoni, enormi, spunti, partendo dal presupposto che il nostro mondo – la filosofia, l’Europa, l’Occidente - è nato con Pitagora
“Quando io stavo in mezzo a loro”, in Calabria, nella locride, “ho visto che i contadini avevano pensieri altissimi senza rendersene conto….. La filosofia è nata in Calabria, con Pitagora che si fermò a Crotone, il luogo giusto dove poteva esprimersi. Il pitagorismo è stato diffuso molto ai suoi tempi, anche quando
ci furono la rovina della Magna Grecia e l’arrivo dei romani, che erano barbari come gli americani di oggi. A Crotone sotto Pitagora c’era una grande università., la parola filosofia nasce lì. E c’erano dei medici straordinari che avevano già sezionato l’occhio e l’orecchio. Penso ad Alcmeone.
“Un altro medico, che fu prigioniero di Dario, riuscì a curare la moglie di Dario di tumore, la operò e la salvò.
“Sotto Pitagora c’era lo studio dellamusica, la medicina a questi livelli, la matematica, e poi il suo pensiero. Pitagora, i cui testi erano custoditi segretamente da Filolao, un crotoniate suo discepolo, e da Timeo di Locri, è in assoluto il primo che dice che al centro dell’univevrso sta ilsole e non la terra. E quando Platone lascia Siracusa per andare a Taranto si ferma a Locri, dove incontra, secondo me, Timeo, ci parla, se ne serve e scrive il suo grande dialogo.
“Perché grande?”, chiede l’intervistatore, Matteo Cosenza, il direttore allora del “Giornale”. “Perché c’è l’anima intellettiva, l’anima sensitiva e l’anima generativa. Questo è Freud. Pitagora lo anticipa in quanto dialogo di Platone. Filolao vende per poche mine i testi, che vanno a finire nelle mani di Platone e poi in quelle di Aristotele, per cui da Pitagora si aprono due correnti di pensiero: quella del mondo delle idee di Platone e quella del mondo che pensava a se stesso di Aristotele. Quindi Platone e Aristotele discendono da Pitagora, e questi anticipa il cristianesimo”.
Un po’ complottista, ma nella giusta misura – si copiava molto, non c’era il copyright.
A obiezione Strati poi risponde “spartano”: “Licurgo di Sparta i menomati non li vuole, li butta dalla rupe. E  qui siamo a Hitler. I pitagorici accumulavano tutto e ognuno poi se ne serviva secondo i suoi bisogni, e questo è il comunismo”.
 
Saverio Strati santo subito
Sant’Agata del Bianco, dove è nato Saverio Strati, respinge un finanziamento di 250 mila euro della Regione Calabria per le celebrazioni del centenario della nascita dello scrittore. “Faremo da soli”, proclama il sindaco. Ne voleva 500 mila.
Sant’Agata è un paesino di qualche centinaio di persone. Alcune peraltro residenti ma non abitanti. Nell’entroterra jonico.
Mezzo milione di euro, per intendersi, è quanto lo Stato ha stanziato per Taurianova capitale del libro, in mezzo ai mormorii di mezza Italia. Serve, dovrebbe servire, per un paio di tavole rotonde su Strati – peraltro già onorato, gratis, dai giovani del paese con vivaci murales dei suoi personaggi. Su uno scrittore di lungo corso, debuttante giovane col patrocinio di Giacomo Debenedetti, ma morto nella disattenzione. Indigente, si disse, tra proposte e promesse di legge Bacchelli, quella che sovviene agli artisti impecuni. Che forse fu diceria di amici poco avveduti per rilanciarne il nome – Strati viveva in famiglia, con la moglie accudente, aveva almeno un figlio, e nipoti che frequentavano la sua casa, in una cittadina, Scandicci, alle porte di Firenze, ben costruita e servita.
Poi il sindaco e il presidente della Regione Calabria Occhiuto si sono accordati, il mezzo milione ci sarà. I soldi non mancano, dunque, in Calabria. Ma il senso del denaro, quello sì – nei nuovi ceti.
 
Cronache della differenza: Sicilia
Scrivendo a Sciascia il 10 novembre 1965, sull’entusiasmo per la lettura del dattiloscritto di “A ciascuo il suo”, Calvino ha la nota afferamzione che “vi viene dimosrata l’impossibiltià del romanzo giallo nell’ambiente siciliano”. E dove allora, c’è più giallo della Sicilia?
 
“Sto per consegnare a Laterza un’antologia sul «notabile» siciliano”, scrive Sciascia a Calvino il 7 settembre 1961. Poi evidentemente non ne ha fatto nulla – non si ritrovano neanche i materiali per la progettata antologia. Il notabile, una figura insidiosa. Per uno scrittore.
 
Spiritoso come sempre ma cattivello Ipolito Ninevo, trentenne colonnello garibaldino, Intendente di Palermo, nelle lettere dalla Sicilia (“Lettere garibaldine”): “I Siciliani sono tutti femmine; hanno la passione del tumulto e della comparsa; e i disagi e i pericoli li trovano assai meno pronti delle parate e delle feste”. Come dirli paurosi e vigliacchi.
 
Resta ignota ai più la più vera, comunque spericolata, resistente all’occupazione nazista, Maria Ciofalo, di Santo Stefano di Camastra, che pure ha vissuto a lungo nel dopoguerra, fino ai 96 anni. Entrata in clandestinità a Napoli nel 1943, dove lavorava al Comune, per non fornire dei documenti richiesti agli uffici dagli occupanti tedeschi. E subito in azione, già il 30 settembre, col lancio di bombe a mano contro un posto di blocco. Bilingue, avendo vissuto la prima infanzia a New York, per poi tornare a quindici anni in Sicilia, fu presa in carico dal servizio segreto inglese, che l’addestrò agli sbarchi, marittimi e paracadutati, e poi al comando di Bari come liaison con i partigiani del padovano e del vicentino.
 
Presentando la corrispondenza fra Calvino e Sciascia, Mario Barenghi nota che a un certo punto l’ultima lettera di Calvino, datata 26 maggio 1981, contiene un invito a pranzo o a cena, nella casa di piazza Campo Marzio a Roma. “Quell’incontro avvenne”, scrive. E aggiunge: “Ricordo di aver sentito Chichita Calvino parlare di una cena in cui la colpì il fatto  che la moglie di Sciascia non profferisse quasi parola”. È possibile, anzi probabile, il siciliano chiacchierone sa essere mutangolo. Chichita non era il tipo da suscitare simpatia in Maria Andronico? Che invece aveva il culto di Calvino. E allora – Barenghi non si chiede? La lettera dell’invito è l’ultima perché la rottura di vent’anni di amicizia stretta sull’affare Moro non si ricompone.  
 
Quando uscì “Il contesto”, nel 1972, che fece sbandare la critica, Maria Andronico confessava, nell’unica intervista che le fu richiesta (per la serie di Grazia Livi “Gli scrittori a casa loro”), sul “Corriere della sera” del 13 aprile: “Anche questa volta ho aspettato la lettera di Calvino con grandissima emozione!”. Per i tanti problemi che Calvino sollevava, poco umoristico e molto cattivo, sul “Contesto”, seppure  con un giudizio aperto. Lei e Calvino erano i primi lettori dei nuovi racconti di Sciascia, dice. E conlude: “Il giudizio di Calvino mi ha molto confortata, somigliava al mio”.
 
Dialettismo, o dialettesimo: si è inventato un neologismo per la lingua di Camilleri montalbaniano – diverso dai romanzi “storici” o dai racconti seri (anche da quelli “di costume”, un po’ sexy). Il dialetto è altra cosa, è una lingua: quella di Camilleri, già nominato, vigatese, che non si può dire una parodia, si definisce una lingua personale, dialettizzante.
 
Camilleri scherzoso è molto studiato filologicamente. Una serie di “Quaderni” è già al n. 22. E l’ultimo avvia una ricerca sulla lingua montalbaniana. Si direbbe una Sicilia (quasi) teutonica.
 
Carlo Dalla Chiesa nipote del generale ha inventato con un gruppo di amici e gestisce una catena di alberghi molto social, con ristorante e bar aperti ai non clienti, e attività-eventi culturali. È dappertutto, ben accolto – chi si oppone a un albergo?: a Milano, Firenze, Napoli, eccetera. Ma a Palermo apre con qualche difficoltà: “Con il poprietario della struttura palermitana (Dalla Chiesa non costruisce ex novo,per evitare il”consumo del territorio”, riadatta vecchi stabili) mi sono dato la mano che non avevo ancora figli”, confida al “Corriere della sera”, “adesso ne ho quattro… Ci sono stati due ricorsi al Tar, uno al Consiglio di Stato”.
Forse è per questo che la Sicilia non è più ricca di Milano, e anzi (molto) più povera.
 
Questo Dalla Chiesa, palermitano di nascita, è e si ritiene milanese: “Io non ho ma vissuto a Palermo anche se ci sono nato e se tutta la famiglia di mia madre e parte di quella di mio padre sono di Palermo”.
 
Spiegando l’apertura del suo primo Ostello Bello a Milano Dalla Chiesa ricorda così il primo cliente, un signore che di passaggio aveva domandato a una signorina sulla porta se c’era posto: “Un signore siciliano che eravamo convinti fosse un poliziotto in borghese o un agente della Digos”.
Il siciliano a Milano è sbirro – magari al palazzo di Giustizia – quando non è mafioso?
 
Si può dire che abbia “conquistato” i famosi viaggiatori che ne hanno creato il culto, i quali partivano come per un viaggio in terra incognita. Goethe, il più famoso dei celebratori, scriveva a un corrispondente mentre organizzava il viaggio: “La Sicilia è per me un preannuncio dell’Asia e dell’Africa”. E Stendhal, come ricorda Attanasio Mozzillo in “Stendhal au bout d’Italie”, sempre a un amico: “…. Questa parte dell’Africa che si chiama la Sicilia”. Da obliterare la fede nella letteratura.
 
Stendhal, che alla fine ci ha passato ben sessanta giorni nel 1828, poi ne parlerà ripetutamente, in “Passeggiata a Roma”, “Roma-Napoli-Firenze”, “Vita di Rossini”, “La duchessa di Paliano”.
 
Tallona la Toscana per numero di b&b, non si può dire che sia fuori mercato. La Toscana, tre milioni e mezzo di persone, ha di gran lunga il record, il 12,9 di tutti i b&b italiani censiti a giugno. La Sicilia viene seconda, con l’11,4, ma su sei milioni di residenti  – più comunque della Lombardia, 10 milioni di abitanti, e 11,1 per cento di tutti i b&b italiani.


leuzzi@antiit.eu

 


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