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Cronache dell’altro mondo – saudite (287)
Il ministro della Difesa Lloyd Austin ha sconfessato
la giudice delegata al caso degli attentatori dell’11 settembre alle Torri Gemelle nella prigione
speciale di Guantànamo, Susan K. Escallier, generale di brigata in pensione, per nessun motivo
ufficiale. “La responsabilità della decisione deve ricadere su di me”, ha detto il ministro. Come se a
Eskallier fosse stata demandata l’istruttoria e il dibattito, e la sentenza spettasse al governo. Non è così.
Il governo peraltro ha solo tre mesi restanti di
attività, mentre il “processo” agli attentatori va avanti da anni. Escallier è la nona o decima giudice militare
a occuparsi del caso. La cosa si trascina dal 2019, quando
Khaled Sheikh Mohammed, ex capo propaganda di Al Qaeda, si è confessato mente dell’operazione e organizzatore, in numerosi viaggi
negli Stati Uniti, e si è impegnato ad aiutare le famiglie delle vittime dell’attentato nella causa da
loro intentata contro l’Arabia Saudita, denunciando le complicità di quel Paese
nell’attentato, se il governo americano rinuncerà alla condanna alla pena di morte.
Si susseguono così le istruttorie, ormai da una
ventina d’anni, senza prendere una decisione. Mentre l’Arabia Saudita, già appendice economica, politica
e militare degli Stati Uniti, persegue una politica decisa di differenziazione. Con aperture
alla Russia, sul petrolio e le politiche generali, dal 2019. Con l’Iran, per un’intesa regionale, dal 2022.
E con la Cina, sul piano commerciale e su quello tecnologico.
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