Giallo piatto
Rivisto, il
“Maigret” a grande budget, dopo la serie dei vecchi “Maigret” di Bruno Cremer
che TopCrime ripropone, fa una curiosa impressione. Come di un personaggio ripetitivo,
cioè prevedibile, e scontato. Senza le sorprese di cui Simenon carica i romanzi
“duri”, quelli senza Maigret. A volte perfino insopportabili, senza respiro –
anche se non c’è il morto da indagare. Sempre il demi-monde, piccoloborghese che vive di espedienti - quello che in francese è il racconto de moeurs, di costume. E la bonomia di
Maigret, indulgente alla cattiveria, della colpa che non è una colpa. Un Maigret che sembra l’antesignano di Don
Matteo.
Molto di
questa impressione è dovuto all’epoca, spesso il dopoguerra – l’ultimo nei film,
il primo nei libri. Come un esercizio che Simenon ripeteva, anche uno al mese, per
alimentare la serialità. L’autore prigioniero del personaggio che Camilleri lamentava,
del suo Montalbano, che lo cannibalizzava.
La sapienza
di Leconte e l’eroico Depardieu trasformato in tranquillo commissario si direbbero,
in questa bonaccia, l’unica sorpresa.
Patrice Leconte,
Maigret, Sky Cinema, Now
Nessun commento:
Posta un commento