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venerdì 30 agosto 2024

I classici asserviti all’asservimento

Sulla domanda “classica”, da Sainte-Beuve a T.S.Eliot, Mukherjee, professoressa di Inglese e Letterature Mondiali a Oxford, rilegge i classici alla luce delle “riscritture” (presentazioni, analisi, proposizioni) post-coloniali. Del secondo Novecento e dei primo Millennio, benché la sua ricerca si fermi al 2012, alla vigilia della pubblicazione. Nella letteratura inglese e in quella anglofona. Questa di mezzo mondo: Asia, Africa, Australia, Nuova Zelanda, Medio Oriente, West Indies, Europa, Nord America. Una rilettura anche dell’ “importanza” delle revisione critica postcoloniale, attraverso la sua promozione - premi, distribuzione, adattamenti multimediali.
Una rilettura vertiginosa. Che converge nell’assunto che i classici anche nell’era postcoloniale non sono riletti criticamente ma in appoggio a una sorta di “politica globale” intesa a perpetuare, attraverso di essi, l’impianto politico anteriore, della graduatoria delle civiltà. Un tesi nemmeno eretica o trasgressiva, contro il valore “universale” dei classici, tema anche questo molto arato. Una ricerca vastissima, anche molto fondata, ma argomentata politicamente.
Una sarabanda, che stordisce più che convincere. Alla luce della critical theory, che intende (intendeva?) fare piazza pulita di ogni assetto critico e ordinamento accademico in essere, in quanto “occidentale”, coloniale, etc. Il colonialismo c’è stato, il neo colonialismo pure, ma la riduzione di ogni prospettiva alla “politica globale”, seppure non contestabile (Mukherjee ne sa di più), lascia perplessi: è come leggere un pamphlet politico, lungo e insistente, malgrado tanta dottrina.
Ankhi Mukherjee, What is a Classic. Postcolonial Rewriting and Invention of the Canon, Stanford Univ. Press, 2013 pp. 272  € 34

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