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lunedì 5 agosto 2024

La violenza è idilliaca in guerra

Un giovane universitario passa il tempo sull’isola di Saipan, appena liberata. Legge “The Pocket Book of Verse”, appena può, di nascosto. Gironzola sforzandosi di non pensare a dove si trova, guardando indifferente il passaggio di soldati feriti. S’immalinconisce nella natura rigogliosa dell’isola, perdendosi in visioni di lune di miele tra gli alberi di ibisco.
Il tempo libero di un giovane universitario in armi nel Pacifico. Dopo le vittorie “orrendamente sanguinose” di Iwo Jima e Saipam. In attesa dell’ordine d’invasione del Giappone – operazione poi esclusa dal bombardamento nucleare di Hiroshima e Nagasaki, questa settimana di 79 anni fa. Styron era allora sottotenente arruolato nei Marines, sbarcato a Saipam, in attesa dell’operazione di sbarco.  
In “Rat Bach” la rivista pubblicava nel 2009 una parte dei
 ricordi di guerra di Styron. “Guardavamo in alto gli aerei, come si alzavano sopra la spiaggia, intuivano le loro pance gonfie, pregnanti di bombe. Il rumore era brutale, ma gli aerei si sollevavano con sincrona grazia, e quando volavano oltre la luna, allora perfettamente marginati, mi ricordavo allora del compito malvagio e della orribile moltitudine di morti in quelle città di carta e bambù. Ma la cosa non mi preoccupava molto… Comunque, ero pronto”.  
William Styron,
An Invasion that didn’t happen, “The New Yorker”

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