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sabato 10 agosto 2024

Ma la Cina siamo (un po') noi

C’è poco da scherzare con la Cina, come i media italiani hanno fatto per la visita di Meloni a Xi: la Cina ora siamo noi. Non propriamente, siamo noi in veste di richiedenti. Meglio ancora: lo è la Germania, cui il sistema produttivo italiano è legato a filo doppio. Se bisognerà staccarsene, per le strategie americane, calcola un rapporto della Bundebank, sarà “un colpo enorme”.
La (ex) banca centrale tedesca conta 756 gruppi tedeschi, banche e industrie, “particolarmente esposti in Cina”. Le banche hanno crediti in essere con le imprese tedesche che hanno investito in Cina per 220 miliardi. Un’esposizione non criticabile, giacché, a fronte di un 6 per cento quale quota cinese degli investimenti esteri tedeschi, dalla Cina si ricava il 15 per cento degli utili complessivi. Tanta redditività è ora un rischio.
Il rapporto Bundesbank spiega anche, citando i dati Bri, della banca dei regolamenti internazionali di Basilea, che la Gran Bretagna è ancora più esposta, con 238 miliardi solo a Hong Kong.

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