Non c’è cronaca se non c’è delitto
"Yara,
Erba e tutti gli altri” è il sottottitolo. Delitti e processi avventurosi: il mostro di Firenze, via Poma, Lavorini (“il primo
depistaggio”) et al.. Delitti e
processi che hanno fatto le cronache per mesi. Alcuni non risolti. Per
imperizia, per negligenza anche, e ad arte (i casi di Firenze? troppa
imperizia). Come ci si avviava a fare questo stesso agosto per l’assassinio di
Sharon a Bergamo, pure semplice da risolvere.
La
rivista li presenta come se fossero ossessione del lettori. Ma, fino a prova contraria,
l’ossessione sembra più dei giornali, sempre più dipendenti dalle cronache
giudiziarie, fantasia povera – le cronache giudiziarie sono da alcuni decenni
il cuore dei giornali, dopo esserne state sempre convenientemente ai margini,
se non per casi eccezionali, stragi, segreti, coperture. Peter Gomez, che il
settimanale dirige, ne parla al passato: “C’era una volta il giallo
dell’estate”. Ma la ricerca è più che mai attiva.
Che
sia una forma di giornalismo più che curiosità di pubblico lo stesso Gomez fa
capire con la semplice statistica che premette a questo “Millennium” di
agosto: “Allora di omicidi ve n’erano a bizzeffe. Ancora nel 1990 in Italia si contavano
oltre 1.789 morti ammazzati, saliti a 1.938 nell’anno successivo, prima di iniziare
a calare a partire dal 1992, arrivando ai soli, si fa per dire, 330 del 2023” –
malgrado il dilagare, avrebbe potuto aggiungere, dei femminicidi, e delle “fini
pietose” (omicidio-suicidio).
“Millennium”,
L’ossessione del delitto, pp. 130,
ill. € 3,90
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