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Olimpiade di bellezza
Non si può dire, è scorretto, ma che abisso tra
questa Olimpiade e la pacchianeria di Parigi! È l’Olimpiade di Berlino,
assegnata alla Germania di Weimar e poi celebrata da Hitler, che ne fece una
manifestazione di potere. Il confronto non si può fare ovviamente con Parigi,
questo film non è sulla cerimonia inaugurale, è costruito con molto lavoro, su
400 mila metri di pellicola, dopo l’evento, per due lunghi anni di selezione e
montaggio delle immagini. Ma l’Olimpiade celebra, in anni hitleriani, come
manifestazione non di forza, non solo, più ancora di bellezza. Diviso in due
parti, “Olympia - Festa di popoli” e “Olympia – Festa di bellezza”, si direbbe
un film perfino anti-hitleriano: non contano i pugni più duri delle braccia più
muscolose, ma la forza nell’armonia, la fatica nello stile.
All’epoca, quando uscì, nel 1938, due anni dopo l’evento,
meravigliò tutte le platee. Per l’uso delle tecniche cinematografiche più
nuove, affinate: primi piani naturalmente, nei momenti topici, il ralenti o slow motion, carrellate lughe. Ma soprattutto legato, vibrante, al
montaggio – che è poi dove di fatto si fa il film (si gira di tutto, e poi si racconta con i materiali migliori). Proposto
per lingue e culture diverse con tre (parzialmente) diversi montaggi, in inglese
e in francese, oltre che in tedesco.
Riefenstahl è stata poi processata dopo la guerra,
ma senza condanne. A lungo i suoi film tre film “politici” (“La vittoria della
fede” e “Il trionfo della volontà”, sui congressi del partito Nazista, più questo,
considerato anch’esso politico) invece sono stati “condannati”, non
riproducibili. Ma New York ha riabilitato Riefenstahl nel 1975 (mentre Susan
Suntag contestava la riabilitazione ma senza esserne convinta), Aveva debuttato
come regista nel 1932, con un film, “La bella maledetta”, presentato alla prima
edizione del Festival di Venezia.
Leni Riefenstahl, Olympia
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