zeulig
Cancel culture – Si dimentica o si trascura, ma è, è stato, l’approccio rivoluzionario occidentale,
dalla prima rivoluzione, del 1789, alla Guardie Rosse di Mao negli anni
1960-1970. Si abbattevano statue, si incendiavano palazzi, si distruggevano quadri e specchiere, vetri e
lampioni a Parigi nella prima rivoluzione. Quella sovietica debuttava con la
conquista del palazzo d’Inverno – peraltro non più abitato dalla famiglia reale
ma sede del governo socialista da abbattere. Le Guardie Rosse si accanirono contro
i monumenti lapidei.
Lo stesso ha fatto l’islamismo, in Afghanistan (Banyan) e
altrove, ma forse non è considerato rivoluzionario.
Idealismo - Si creano
forme ideali che sono formule, e uno rischia di camminare sulla testa come il
poeta Lenz di Büchner. Piegando la realtà e la storia a paranoie evidenti e
incessanti. L’idealismo viene con la poesia prima che con la filosofia, il suo
errore è per questo pervicace. È difficile provare che è un errore, poiché si
tratta d’un impulso e una passione. I poeti che pretendono di andare al fondo
della realtà non ne hanno idea, di solito, e tuttavia sono indelebili, con la
loro realtà. Non sono maschere e non fanno trucchi, sono uomini adulti, senza
più quindi il realismo degli infanti. Ma il loro idealismo, ancorché rovesciato
in materialismo, è sbagliato, e se non è consolazione va rigettato, è una
serie di furfanterie. Dio ha creato il mondo, e come si può pretendere di
saperne di più? Volendo nutrire aspirazioni, queste dovrebbero portare a imitare
il mondo, in qual-che modo e misura. Insomma a non strafare, sapendo di che si
parla.
L’idealismo,
dice pure Lenz, “è il disprezzo della natura umana”. È i fianchi grassi che lo
struzzo vuole esibire, per questo s’è inventato di sotterrare la testa. Ma, affannato,
Jacob Michael Reinhold Lenz si fa opporre dallo svizzero Kaufmann, pietista
idealista, che l’Apollo del Belvedere non c’è in natura, né la Madonna di
Raffaello. Fa anzi di peggio, concorda con l’idealista che i fiamminghi sono
idealisti e gli italiani no, uno dei luoghi comuni più vieti. Ma continua a
guardare le persone in viso. Che è il modo di comunicare più pieno, e creativo.
Si può presumere di sé, e
anche esagerare. Ma non al modo di Stendhal-Brulard, inventandosi. E questo per
l’estetica prima che per la morale.
Mercato – Ha sconfitto il bolscevismo, la dittatura manageriale, e ancora domina. È
una forma di religione, impera anche quando si nega. Come gli Stati Uniti fanno
da una decina d’anni, per il mercato che avevano imposto, ideologicamente e di
fatto (regole, accordi), imponendo dazi e contingenti unilateralmente,
finanziando industrie e servizi propri con ingenti aiuti di Stato, imponendo
sanzioni. Sempre nel nome del mercato. Un paradosso? Meglio, è una petizione di
principio, una religione laica (ma non del tutto, stando allo “spirito del
capitalismo” maxweberiano). Tanto più imposta come dottrina quanto più è vuota
– mutevole, contraddittoria. Nel contestato, avventuroso, “Dopo l’Occidente”
l’antropologa Ida Magli ha un’osservazione incontestabile: “«Mercato» e
«crescita sono diventati ormai concetti e termini assoluti e al tempo stesso
apotropaici”, lasciano la realtà fuori – “analogamente agli enormi falli
priapeschi che un tempo sorgevano nei campi a proteggere le messi”, contro
parassiti molesti e malocchi.
Natura – “La Natura è il trono esterno della magnificenza
Divina: l’uomo che la contempla, che la studia, s’innalza per gradi al trono interno
dell’onnipotenza; fatto per adorare il Creatore, comanda a tutte le creature;
vassallo del Cielo, re della Terra, la nobilita, la popola e l’arricchisce:
stabilisce tra gli esseri viventi l’ordine, la subordinazione, l’armonia; abbellisce
la Natura stessa, la coltiva, la distende e la leviga….” - Buffon, Histoire naturelle,
générale et particulière, 1764. Non si è andati oltre.
Omosessualità – Freud aveva detto chiaro che la psicoanalisi non era adatta a comprendere l’omosessualità
– anche se poi una parte della letteratura, e dei “coming out”, e soprattutto
dei film, vi ha fatto ricorso ampio (nelle figure genitoriali, soprattutto la
madre, e sororali, nell’infanzia, nelle prime esperienze). Perché Freud
escludeva l’omosessualità dalla sua terapia? Non la riteneva un problema,
forse, non personale, non individuale. Sociale? E non per la tabuizzazione, la
Vienna dei suoi giorni era bene trasgressiva e tollerante, ma per la
riproduzione della specie? Vasto programma, si direbbe con De Gaulle.
Storia – “Il senso della storia, la consapevolezza oggettivante del proprio
esistere e il piacere di conservarne la memoria, la scoperta della storia come
«coestensiva alla vita» è una delle maggiori conquiste dell’Occidente” – Ida Magli,
“Dopo l’Occidente”.
Telesio – “Bacone definisce Telesio il primo uomo moderno. Telesio è molto
importante perché innanzitutto troncò parte del pensiero di Aristotele quando
disse che bisogna conoscere le cose e poi parlarne. Da lui nasce la metodologia
scientifica dei nostri giorni….. Galileo nasce per via di Telesio. E poi c’è
Campanella che accetta tutto il pensiero di Telesio e si dichiara apertamente
contro Aristotele. Quando Cartesio mette il dubbio come sistema della ricerca
viene da Telesio anche senza conoscerlo”.
È il parere di uno scrittore,
Saverio Strati (intervista con il “Quotidiano della Calabria”, 2009), che
peraltro vi celebra il suo essere calabrese (“La mia età? Tremila anni di
Calabria”), ma il nome è troppo dimenticato, nonché il metodo.
Uguaglianza – Si afferma, in tutte le novità politiche (“uno vale uno”, “il non voto
è un voto”, “la rappresentanza è un vuoto”) e nelle nuove forme culturali come
una forma di eguaglianza che nega l’individualità, la singolarità. Che moltiplica
i diritti, cioè, nel mentre che li appiattisce o abolisce, se non per categorie
sociopolitiche. Vuole un mancanza di identità piuttosto che la diversità che in
teoria celebra – i “diritti” nascono per i “diversi”. Il politicamente corretto,
la critical theory, la cancel culture, e la stessa nuova culture woke , o dei diritti, invece di
difendere e affermare l’esistenza del singolo, ne condensa la non-forma, la mancanza
d’identità, se non per categorie.
Una indifferenza macroscopica nelle
nuove forme di pretesa democrazia: uno vale uno, il non voto è un voto, la
rappresentanza è un vuoto, l’indifferenza, l’avalorialità, la vita-per-il-consumo.
Dove il soggetto ha più rilievo, benché minimo, è come spenditore, un influencer dei consumi, della produzione
per l’uso singolo.
zeulig@antiit.eu
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