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Tra Russia e Cina un patto in yuan
Parte della ritirata dal dollaro è legata all’uso
delle sanzioni per decisione unilaterale americana. Commerciali e ora anche
monetarie. Si studia l’utilizzo delle riserve monetarie russe detenute in
Occidente, come è stato deciso al G 7 pugliese – un fatto senza precedenti
nelle relazioni internazionali.
In meno di un quinquennio – partendo quindi da prima
dell’attacco all’Ucraina – l’economia russa si è “yuanizzata” – usa sempre più
lo yuan cinese come moneta di regolamento internazionale. In parte per effetto,
dopo la guerra, della chiusura alla Russia della rete di pagamenti Swift.
Gli ammontari sono rilevanti, giacché l’interscambio tra
Russia e Cina è salito in due anni a 240 miliardi, il 67 per cento in più
rispetto al 2021. Per la Russia la Cina è il primo mercato, per un terzo circa
dell’interscambio con l’estero: il 38 per cento delle importazioni russe sono cinesi,
il 31 per cento delle esportazioni va in Cina ed è in aumento rapido. Quindi un
terzo del commercio estero russo è regolato in yuan.
A fine 2023 la quota della valuta cinese detenuta dalle
banche russe superava quella in dollari, 68,7 contro 64,7 miliardi. E il valore
dei prestiti russi denominati in yuan era triplicato, a 46 miliardi di dollari.
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