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A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (570)
Giuseppe Leuzzi
“I risarcimenti per
l’alluvione: bocciate 8 domande su 10”. Dove, in Sicilia, in Campania? In Emilia-Romagna.
Naturalmente, è un complotto del governo.
Che
un vice-Procuratore Nazionale Antimafia venga arrestato per avere fatto commercio
di informazioni riservate, carpite peraltro dolosamente (non è sta arrestato ma
il giudice che lo ha lasciato a piede libero dice che il reato lo ha commesso),
avrebbe dell’incredibile – giusto la trama di un romanzo giallo. Ma non lo è
nell’antimafia, che è, anzitutto e soprattutto, carrierismo – con assegno
adeguato più pensione. E affarismo – i beni di cui si può disporre, per amici e
parenti, solo ipotizzando, senza provarlo, un concorso esterno in associazione
mafiosa.
Che
invenzione, povero Falcone – un altro insulto alla memoria.
Sudismi\sadismi
– mafia vincit omnia
Achille,
l’Achille eroe dell’“Iliade”, è un mafioso nel “Troilo e Cressida” di
Shakespeare? È uno che fa ammazzare i nemici dagli sgherri, e vuole che si
sappia. Uccide Ettore a tradimento. Anzi, da capo mafioso, lo fa uccidere: lo fa
inseguire al ritorno a casa, e mentre si spoglia delle armi, lo fa attaccare a
tradimento. Dopodiché incita i killer: “Avanti, Mirmidoni, gridate a tutti a
gran voce: «Achille ha ucciso il potente Ettore»”.
Bene, Shakespeare l’ha scritto. L’anglista
Boitani, specialista anche di Omero, fa per questo di Shakespeare (“L’epica
classica chiusa dal Bardo” “Domenica-Sole 24 Ore” 25 agosto) il “moderno
perfetto”. Dopo aver osservato dubitativo: “Forse la vera guerra si fa così,
facendo attaccare il nemico disarmato in questo modo”, cioè a tradimento.
E così anche il
moderno è mafioso. E “la vera guerra”. E Shakespeare?
La mafia metro di
ogni cosa, nazionale ormai, non più regionale, meridionale, è un altro segno della
sciasciana “linea della palma” che sale? O di un’Italia cialtrona – pigra,
sbadata, conformista, un gregge - che scende?
La mafia in curva – o il mafioso condannato in libertà
Non
si capisce bene cosa è successo, ma un fatto è certo: un mafioso, uno ‘ndranghetista,
che (forse) voleva uccidere il suo rivale al comando del business Curva Inter allo stadio di Milano, ma (forse)
non sapeva sparare, è stato ucciso dal rivale a coltellate.
Le “curve”
allo stadio sono un grande business? Tanto da ingenerare una
guerra di mafia, i morti della curva Inter sono già due o tre? Che cosa si fa,
o si faceva prima degli omicidi, per contrastarla? Ma anche dopo, la città, i
giornali, la polizia, i giudici non sembrano preoccupati: c’è licenza di mafia
in curva allo stadio? la mafia è piccola cosa?
Ma
soprattutto il morto suscita perplessità. Nella ricostruzione dettagliata del “Fatto
Quotidiano” l’assassinato era stato condannato in via definitiva nel 2019 a
nove anni di carcere. Ma era in libertà, da alcuni anni, tanto da aggregarsi ai
vertici che controllano la Curva Inter, in una città grande come Milano. Aveva scontato
alcuni anni di carcere nelle more del processo? Probabile. Ma, dopo, poteva
agire liberamente, anzi in attività e posti di rilievo, a Milano? La mafia è,
prima di tutto, un problema dei Carabinieri, della forza pubblica. Una banda di
ladri non verrebbe punita, e comunque controllata?
Niente Lep, vogliamo i Lup
“I
Lep sono troppo poco”, lamenta “Il Quotidiano del Sud”: “Servono i Lup”.
I
Lup? Non i livelli essenziali di prestazioni – per non morire, di fame, o di
febbre - ma livelli uniformi. Falla come la vuoi, sempre è cocuzza, voleva il
detto. Ma la fantasia non difetta, se c’è da chiedere – da fare è un po’ arduo.
È perfino
incredibile la fame del Sud, sempre e solo, di elemosine. Coi Lep, lo
spiegavamo qui qualche settimana fa, è difficile fare la guerra, i trasferimenti
sono uguali per tutti, pro capite. Poi c’è chi ne fa tesoro, e chi invece se li
divide, sotto il materasso, magari senza mettere su un mattone. Non è che Bressanone
abbia più soldi per abitante per la sanità di Enna, ma quello (poco, è sempre
poco nella sanità, poco nella scuola, eccetera) lo spende bene.
Il
Sud non solo non si sa governare, con circoscritte eccezioni. Ama, o sa solo,
sprecare. Soprattutto, fra le aree conosciute personalmente, in Calabria, che
ha l’addizionale regionale più alta ma ha pure da dodici anni la sanità
commissariata perché non sa fare i conti. Pur beneficiando, rispetto alle altre
regioni, della quota minore di anziani bisognosi di assistenza. Ed è la regione
che spende di più, pro capite e forse in assoluto, benché abbia una popolazione
di soli due milioni, per spese sanitarie in trasferta, in altre regioni. Non ci
sono ragionieri in grado di fare i conti? O in Sicilia: cosa non ha sprecato la
Sicilia in settant’anni di Repubblica, quasi ottanta. Si gira per la Sicilia
come per un paradiso: città, palazzi, giardini, chiese, mari, montagne. Ma,
poi, manca l’acqua. Come manca l’acqua, la siccità? No, l’acqua c’è, ma si
disperde e non si accumula: in settanta anni, ottanta, di Repubblica quanti miliardi
non ha avuto la Sicilia per rifarsi il giardino degli arabo-berberi? Dagli anni
1980 in poi, almeno tre grandi piani idrici (non) sono stati realizzati – dopo aver
speso un congruo numero di milioni. Non ci sono “amici” nel business idrico –
si fa, non solo in Sicilia, quel che si può, cioè quello che gli “amici” sanno
fare (sanno? Insomma, in qualche modo fanno)? Urgono nuove “specializzazioni”
amichevoli.
In un
certo senso l’opposizione all’autonomia differenziata un fondamento ce l’ha.
Come farà la Sicilia, o la Campania, che hanno le province più povere d’Italia –
in Campania Caserta, a due passi da Napoli, la Terra di lavoro per un secolo
celebrata – a organizzarsi? Magari a spendere i soldi europei più spesso
intonsi per le aree disagiate – la Polonia è diventata più ricca del Sud con
questi fondi in soli venti anni? Peggio la Calabria, che ha ingoiato milioni e
miliardi di cui poco e niente si vede, non essendoci il lusso della grande storia
- la provincia di Reggio specialmente, dove si gira tra favelhas, immondizia, case sghembe in attesa del
terremoto, e rugginosi tondini di ferro, senza tetto (case per i senzatetto,
sembra una freddura).
Cronache della differenza: Milano
Il boss di
‘ndrangheta che per impadronirsi della Curva Inter al Meazza sbaglia un colpo a
bruciapelo contro il suo ex amico ora avversario, è una storia calabrese. Anche
la seconda parte della storia, che vede il boss soccombere al coltello dell’avversario,
un milanese: il mafioso non è uno da duello, è un vile – è uno che lavora per fregare
chi lavora. Ma la storia è molto milanese nella “organizzazione” del tifo, i biglietti,
il merchandising eccetera – il mafioso non è il primo morto della curva
Inter. Questa è mafia, dura.
“La premier e
Tajani hanno preso più voti di Macron e Scholz, a Roma un ruolo forte”: è
chiaro Manfred Weber, il presidente dei Popolari europei, intervistato da
Guerzoni sul “Corriere della sera”. I Popolari guardano a destra, i problemi in
corso si risolvono lì, per evitare lo slittamento dell’elettorato all’estrema
destra. Ma lo stesso giornale continua a presentare l’Italia – non Meloni, l’Italia
– come l’eterna elemosinante. Curiosa postura, elogiare Meloni e diminuire
l’Italia. Curiosa Milano.
È curioso anche
che lo stesso giornale, e probabilmente la città, di cui il giornale riflette
gli umori, ora che Salvini è al 4 per cento, il suo vero elettorato, lo snobbi,
anzi lo tratti da ragazzotto, demente. Ma fu Milano a intronare Bossi, quando
ancora non era nemmeno al 4 per cento. Milano 1, la circoscrizione più ricca,
intellettuale, fine, di Milano e dell’Italia.
Analizzata in ogni piega, e in fondo celebrata, da
scrittori lombardi anche critici residenti, per scelta, a Roma. Gadda sopra
tutti e Arbasino – ma già Dossi. Di Gadda, famoso per il “Pasticciaccio”,
polpettone molto romanesco, la mostra milanese “Cantieri di Gadda”,
architettata dall’università di Pavia, si distingue soprattutto per ricreare il
mondo romano dello scrittore, con una mappa interattiva. Dei luoghi di una
città che definisce “città-mondo”. Milano si loda non lodandosi.
Arnoldo Mosca Mondadori
organizza, con la sua Fondazione, un concerto straordinario – di straordinaria
emotività - di Riccardo Muti a Lampedusa, con la sua orchestra di giovani
Cherubini, e strumenti ricavati dai barconi sfasciati in mare. Un compianto
intelligente oltre che generoso. E questa è la chiave di Milano, l’ingegneria
minuta, l’imprenditoria piccola. È la favola, la storia della ricottina, a lieto
fine.
Scandalo all’organizzazione Milano-Cortina,
dell’Olimpiade invernale 2026: stipendi di 100 e 200 mila euro a gente mai
vista. Ferrarella sul “Corriere della sera” e la Procura di Milano ne fanno uno
scandalo della destra al governo in Regione. In realtà è la normalità. La differenza
è che la Procura di Milano, saldamente di sinistra dopo il democristiano
pentito Borrelli, a sinistra non indaga – ci sarebbero di mezzo la curia, la
banca, la tradizione, e non si può.
L’ex direttore, per
15 anni, del carcere di San Vittore, Luigi Pagano, spiega a “7”: “Mani Pulite mi
ha deluso. Non tanto per i magistrati, … quanto per i cittadini. Hanno riposto nella
magistratura speranze eccessive. Non mi sono piaciuti i cortei, le scritte, l’esaltazione
dei giudici”. È la tecnica del “falso scopo” in artiglieria? La corruzione c’era,
e c’è – c’era anche in Mani Pulite.
leuzzi@antiit.eu
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