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martedì 3 settembre 2024

Il libero arbitrio sul libero arbitrio

Ci si può fermare alla prefazione, critica, di Sergio Quinzio: “Una vittora di Pirro”, se “l’ideale erasmiano di un umanesimo cristiano si è dimostrato, storicamente, un equivoco….. Il conciliazionismo, il pluralismo, il relativismo che Erasmo intendeva affermare nell’orizzonte del Vangelo, riconducendo in qualche modo tutto ad esso, oggi si affermano in un orizzonte in cui prevale un paganeggiante scetticismo, o addirittura la caotica riduzione di qualsiasi verità a precaria e labile opinione”.
Un capolavoro dialettico di Erasmo, in contesa vittoriosa col negazionista Lutero, ripieno anche di molti saperi, teologici e filosofici, di metodo, di ricerca, si legge oggi come inutile. Non utile, quindi non significante, se non in astratto. Alieno da ogni e qualsiasi riflessione del momento presente. Peraltro poco pensieroso, forse per niente, anche a non voler dare ragione all’apocalittico Quinzio – che ne scriveva nel 1989, c’era ancora la Repubblica, cosiddetta Prima, dove la politica aveva un senso. Oggi non ci sarebbe stato duello tra Erasmo e Lutero, l’epoca essendo volgarmente materialista, da centro commerciale – non ha essa travolto anche il luteranesimo?  
Ma poi, anche a contestualizzare la disputa, a rileggere Erasmo come un libro di storia, come non dirla bizzarra? Molta teologia, e molta sapienza - discernimento, critica – ma come sempre una discussione del genere il libero arbitrio non lo presuppone?
Erasmo da Rotterdam, Sul libero arbitrio, Edizioni Studio Tesi, pp. 123 € 12

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