Il libero arbitrio sul libero arbitrio
Ci si può fermare alla
prefazione, critica, di Sergio Quinzio: “Una vittora di Pirro”, se “l’ideale
erasmiano di un umanesimo cristiano si è dimostrato, storicamente, un equivoco…..
Il conciliazionismo, il pluralismo, il relativismo che Erasmo intendeva
affermare nell’orizzonte del Vangelo, riconducendo in qualche modo tutto ad
esso, oggi si affermano in un orizzonte in cui prevale un paganeggiante
scetticismo, o addirittura la caotica riduzione di qualsiasi verità a precaria
e labile opinione”.
Un capolavoro dialettico
di Erasmo, in contesa vittoriosa col negazionista Lutero, ripieno anche di
molti saperi, teologici e filosofici, di metodo, di ricerca, si legge oggi come
inutile. Non utile, quindi non significante, se non in astratto. Alieno da ogni
e qualsiasi riflessione del momento presente. Peraltro poco pensieroso, forse per
niente, anche a non voler dare ragione all’apocalittico Quinzio – che ne
scriveva nel 1989, c’era ancora la Repubblica, cosiddetta Prima, dove la politica
aveva un senso. Oggi non ci sarebbe stato duello tra Erasmo e Lutero, l’epoca
essendo volgarmente materialista, da centro commerciale – non ha essa travolto
anche il luteranesimo?
Ma poi, anche a contestualizzare
la disputa, a rileggere Erasmo come un libro di storia, come non dirla
bizzarra? Molta teologia, e molta sapienza - discernimento, critica – ma come
sempre una discussione del genere il libero arbitrio non lo presuppone?
Erasmo da Rotterdam, Sul libero arbitrio,
Edizioni Studio Tesi, pp. 123 € 12
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