Cronache dell’altro mondo – processuali (292)
Hunter Biden, il figlio del presidente,
si dichiara colpevole di reati fiscali, per i quali è giudicato a Los Angeles, sperando
in una condanna mite, con sospensione della pena, e in una multa. A giugno è
stato condannato in Delaware, pena da calcolare, per il possesso illegale di
una pistola. Non si fa invece il terzo processo, quello che sarebbe stato insidioso
per il presidente Biden, sulle consulenze da lui ottenute in Ucraina, per le
quali avrebbe speso il nome del padre – una delle ragioni che avrebbero
convinto il presidente a rinunciare alla ricandidatura sarebbe stata questa,
evitare questo processo, sia pure solo mediatico.
L’Ucraina era emersa da un computer abbandonato
di Hunter Biden, che l’Fbi ha acquisito nel 2019, con molti messaggi, foto,
video, email, sui traffici del figlio del presidente. Non esclusi riferimenti
al padre, allora vice-presidente, quale parte anche lui degli affari.
Dopo il ritrovamento del computer, dimenticato
in un negozio di riparazioni, un amico e socio di vecchia data di Hunter Biden,
Tony Bobulinski, se ne dissociò, e denunciò all’Fbi molti affari con risvolti penali
di Hunter Biden.
Bobulinski fu interrogato a lungo
all’Fbi di Washington alla vigilia delle elezioni del 2020, il 23 ottobre. La denuncia
Bobulinski supportò con tre cellulari, così affermò, che avrebbe consegnato alla polizia federale, con email, e con documenti
finanziari. Ma l’inchiesta finì nel nulla.
Bobulisnki fu gestito da un funzionario
Fbi di Washington, Timothy Thibault, che ha lasciato l’Fbi qualche mese dopo, senza
spiegazioni. Quando la stampa di destra sollevò il caso, l’Fbi comunicò che Thibault
non si era occupato del laptop di Hunter Biden.
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