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Euromissili di ritorno
Delle due grandi opzioni prospettate necessarie da
Draghi, la legislatura europea che si apre sarà quella del bond europeo,
di Francoforte piazza finanziaria mondiale, di attrazione del risparmio di grandi
capitalisti e grandi esportatori? Oppure quella della difesa europea, di forze
armate coordinate strategicamente e tatticamente, e armate cn piani unitari? Per
ora è più probabile la seconda novità. Ma, a quello che finora si é deciso, nella
forma degli “euromissili di ritorno”.
Il sistema sovetico fu scartinato, si ricorderà,
dalla decisione americana di schierare in Europa sistemi missilistici in grado
di coprire il vasto impero russo – per una ritorsione cioè non più lasciata ai
missili intercontinentali.
Due mesi fa, a margine delle celebrazioni dei 75
anni della Nato, Stati Uniti e Germania hanno annunciato un accordo per l’installazione
su suolo tedesco, entro due anni, di missili americani a lungo arggio – in grado
cioè di colpire aree anche remote della Russia. La notizia non ha destato interesse
in Italia. Ma negoziato sono da allora in corso per posizionare missili
americani a lunga gittata anche in Italia.
Il governo tedesco ha minimizzato l’accordo. Ha spiegato
che non si tratta egli euromissili degli anni 1980. E che lo schieramento in
Germania è provvisorio.
Ma il provvisorio è, secondo il ministro tedesco
della Difesa, Boris Pistorus, “il tempo necessario all’Europa per sviluppare la
propria arma”. E questi missili a lunga distanza sono “non nucleari”. Sono in realtà
“duali”, in grado cioè di essere armati con testate nucleari.
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