Giuseppe Leuzzi
I ravioli, \o tortellini, o cappelletti, sono
diffusi in mezzo mondo, con nomi diversi. Ma in Italia, in numero strabordante
di varietà, solo al Nord: 28 varietà al Nord, Toscana compresa, registra Telmo Pievani
un una ricerca pubblica, solo 5 al Centro e niente al Sud – se si eccettuano i sardi
puligioni e culurgiones. Ripieni solitamente di carne, erano il cibo
dell’abbondanza?
A un lettore Foti, nome
meridionale, che gli chiede se un’Italia federale come la Germania non sarebbe stata
meglio, Cazzullo risponde sul “Corriere della sera”: “Il Risorgimento non fu una
conquista militare, fu il risultato di un grande movimento politico e culturale:
Cavour e D’Azeglio, Niccolò Tommaseo e Ippolito Nievo, Mazzini e Garibaldi,
Hayez e Fattori, e ovviamente Verdi e Manzoni”. E si dimentica gli altri -
anche i toscani: come il famoso professor Miglio, che quando sbucava su Firenze
dalla galleria sotto l’Appennino si sentiva all’estero.
Il Risorgimento è curioso. Fu
l’unica rivoluzione popolare dell’Ottocento. Ma viene accaparrato nell’Italia
repubblicana, da cinquant’anni buoni, anche nella storiografia, da questo e da
quello – e non a opera dei neoborbonici, non per un sabotaggio.
La Procura di Milano mette mano
alle mafie delle “curve” Inter e Milan. Che non delinquono da oggi. Se non c’entrava
un Bellocco di Rosarno – e quindi, ahi, c’è la ‘ndrangheta a Milano – quando avrebbe
agito?
La “fuitina”
origina dalla Bibbia
“Se uno trova una fanciulla
vergine, non fidanzata, e l’afferra e gisce con lei, e vengano scoperti, l’uomo
che avrà giaciuto con la fanciulla dovrà pagare al padre di lei cinquanta sicli
d’argento, e ella sia sua moglie, perché egli l’ha disonorata, né la potrà mai
rimanadare via, per tutta la vita”.
La Bibbia ha passi controversi
in tema di relazioni uomo-donna: condanna la violenza, ma non semrpe, o non con
chiarezza. Gi usi, d’altra parte, vengono da lontano, da remoto: si tramandano,
si accumulano, con varianti, si radicano.
La “fuitina”, il ratto della
ragazza di cui pretendere poi il matrimonio, è ricordata come un gesto violento.
Mentre era, e non poteva che essere, concordata. E si faceva quando l’innamorato
non era gradito per un qualche motivo alla famiglia dell’innamorata – il rapimento
violento è ricorso come materia di racconto, ma non era nella pratica.
La Bibbia, in questo passo, la
ammette di preferenza a ogni altro tipo di legame matrimoniale, giacché esclude
in questo caso il ripudio – il diritto maschile al ripudio.
Il Sud vittima di se
stesso
Una curiosa classifica, vagante
in rete, compilata dalla società immobiliare Idealista, da il quadro grafico del
costo della Tari per regione (nel 2018), assortito dall’elenco delle città più
care e di quelle meno care, che mostra come le regioni e le città più sporche
siano le più care. E queste regiorni e città sono del Sud. In cima la Campana,
allora per 422 euro, seguita da Sicilia, 399, Sardegna, 353, Puglia, 373, Calabria,
296. Nelle altre regioni la tassa è – era – più bassa, mediamente di un terzo.
Anche in Toscana e Liguiria la
tassa è elevata, sui 320 euro, ma il risultato si vede, la pulizia si fa.
Mediamente, nota lo sudio, “a
livello di aree geografiche, i rifiuti costano meno al Nord (in media
256 euro), segue il Centro (301 euro), infine il Sud (357 euro). Mentre per
quanto riguarda le province, le dieci città più costose, con una
spesa annua che supera i 400 euro, sono tutte collocate al Sud. E nella
top ten delle più economiche figurano solo due meridionali, Vibo Valentia e
Isernia”.
I meridionali producono più spazzatura? Sono più disordinati,
buttano più roba in giro, per la strada, nei giardini, sui marciapiedi? È possibile.
Certo è che la nettezza urbana, compito tipicamente pubblico, è al Sud parte
della disamministrazione. Che a prima vita non si nota, quello che i Comuni
(non) fanno non è dato sapere o vedere, non senza studi approfonditi. La sporcizia
invece è in mostra, sotto gli occhi di tutti.
Questa la classifica delle province più care:
Provincia
Costo Tari
Trapani
€ 571
Cagliari € 514
Salerno
€ 468
Trani
€ 461
Benevento €
460
Reggio Calabria € 456
Napoli € 446
Siracusa €
442
Catania € 435
Ragusa € 427
Cagliari € 514
Salerno € 468
Trani € 461
Benevento € 460
Reggio Calabria € 456
Napoli € 446
Siracusa € 442
Catania € 435
Ragusa € 427
E quella delle meno care:
Provincia Costo Tari
Belluno € 153
Udine € 160
Vibo V. € 181
Brescia € 182
Bolzano € 182
Pordenone € 183
Isernia € 185
Verona € 193
Trento € 195
Trapani € 195
Violento è il Nord
È il Nord più violento, più
del Sud mafioso. È un dato statistico che si sottace, ma quest’anno gli indici
li pubblica e li commenta “Il Sole 24 Ore” – il giornale milanese è in polemica
con Milano.Milano è la città meno sicura d’Italia: nel 2023 ha registrato 7.100 denunce per ogni 100 mila abitanti. Segue Roma, e poi Firenze, Rimini, Torino, Bologna, Prato, Imperia, Venezia e Livorno. Rapine per lo più (scippi soprattutto) e percosse, furti nelle abitazioni, e ora truffe informatiche. Il Sud al solito al fondo della classifica, ma qui con merito: il posto più sicuro è Oristano, prima vengono Potenza e Benevento.
Viene ai primi posti per criminalità, non si direbbe, la Liguria: Imperia, e anche La Spezia - ha il primo posto per traffico e spaccio di stupefacenti, il “Corriere della sera” tiene d’occhio il porto di Gioia Tauro, mentre La Spezia si fa gli affari. Dopo La Spezia c’è Livorno.
Napoli viene al 14mo o 15mo posto. Palermo al 21mo. La famigerata Foggia delle cronache al 23mo. Neanche Caserta brilla, che pure sarebbe l’area più disastrata d’Italia.
0Fra le ultime dieci della classifica ci sono naturalmente Belluno e Aosta, ma anche Enna, Benevento, Oristano, e poco più su Brindisi, Campobasso, Crotone, Vibo Valentia.
Cronache della differenza: Sicilia
La storia semileggendaria di Eufemio da Messina vuole che l’isola sia stata invasa dai mussulmani in alleanza con un funzionario bizantino di questo nome, ostracizzato per avere rapito una vergine in convento. È una storia molto siciliana. O la Sicilia è diventata com’è per avere vissuto storie di questo genere?
Il cardinale Ravasi cita sulla “Domenica” del “Sole 24” ore il poeta arabo-siculo Ibn Hamdis (poeta arabo in “lingua arabo-sicula”: c’è un arabo di Sicilia?), nato a Siracusa o a Noto e morto a Maiorca, a cavaliere del 1100, per dire di “due culture che non si scontravano ma stavano in armonia fra di loro”. Mai probabilmente un solo giorno, quando l’isola fu in parte occupata dagli arabi. Si mitizza un passato che non c’è stato –analogamente si fa per il regno di Granada. Per mitizzare l’islam? Non ne ha bisogno, non ha complessi. O è una maniera come un’altra per dirsi insoddisfatti, dire insoddisfacente lo stato della Sicilia – che però, tutto sommato, never had it so good.
Un dato sembra realistico-autentico nella vicenda romanzata dei “Leoni di Sicilai”, i Florio. Che a un certo pnto la bottega di spezie aperta a Palermo da Paolo Florio, arrivato con la famiglia a Palermo da Bagnara, piccolo borgo di pescatori in Calabria, e subito di successo, suo fratello trova che invece è al fallimento perché “nessuno paga”. Paolo aveva moltiplicato le vendite, e l’accettazione sociale, col credito. E nessuno pagava – riteneva a buon diritto di non dover pagare. Molto siciliano.
Siciliano – non pagare i debiti – in quanto non trucco furbesco, da fregatura, ma disdegno per gli affari, il commercio, la putigha. Per gli affari altrui come per i propri.
Più sdegno sociale e di classe, d’altra parte, più credito – sonante, monetario, vile. Una arrière-pensée c’è: tutti nobili-principi in Sicilia. Quanto onorevole?
Ci sono Catania e Siracusa dietro Palermo, nei primi posti della criminalità in Sicilia secondo lo studio che ne ha fatto “Il Sole 24 Ore”: era la Sicilia “babba”, non lo è più. Non nei primi posti in Italia, nel terzo decile, ma molto peggio che Trapani, Agrigento, Enna.
leuzzi@antiit.eu
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