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Guerre di logoramento, dell’Europa
Sarebbe ridicolo l’andirivieni del segretario
di Stato Blinken dal Medio Oriente, a giorni alterni senza mai un esito –
quando non viene fermato a metà viaggio. Come dire che gli Stati Uniti non
contano. O l’atteggiamento di assoluta passività nella guerra ucraina, limitandosi
a gestire le forniture dei residuati militari, senza mai una iniziativa, politica
o militare, risolutiva.
In termine tecnico gli Stati Uniti sarebbero
per una guerra di logoramento, e questo è quello che avviene. Se non che: logoramento
di chi? Della Russia certamente, ma dall’altra parte non dell’Ucraina, che è
solo il campo di battaglia, ma dell’Europa: una dimostrazione sul campo, ogni
giorno, che l’Europa è imbelle – quando non è ridicola, con la sanzioni a ripetizione
che solo danneggiano se stessa.
C’è in atto un distinto cambiamento nel
rapporto transatlantico. Che le presidenze Obama hanno coperto per la sensibilità
del presidente, umana (nei confronti dell’Italia per esempio, che ha difeso
dalla guerricciola fr anco-tedesca), e le presidenze Trump e Biden hanno invece
evidenziato.
È un cambiamento epocale per l’Europa. Che
continua a fare conto sull’ombrello nucleare americano e niente più. Il campo
aperto, sotto l’ombrello nucleare, vede rapporti al minimo. Inerti, nemmeno più sotto
la forma della consultazione: dov’è l’Europa a Gaza e in Cisgiordania? dove, di
fatto, a parte il rinnovo degli arsenali, in Ucraina? Quando non sono ostili –
dazi, contingenti.
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