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Il maschilismo in crisi, 1806
Il racconto della crisi
del maschilismo, nel 1806 – agli inizi del maschilismo. Quando l’autore aveva
43 anni, nessuna professione né occupazione, e viveva fra tre donne, forse
quattro. Tutte a loro modo imposantes – realizzate, determinate,
complesse, di carattere e di vita: Wilhelimine (“Mina”) von Cramm, Germaine (Madame)
de Staël, Charlotte von Hardenberg (è l’“eroina” del racconto), Anna Lindsay, perfino
Mme Récamier, agli inizi della “carriera” e poi a intervalli costeggiando
un’altra bella e illustre letterata, Isabelle (Madame) de Charrière. A cura di
Teresa Cremisi.
L’eroina è una donna
in colpa – amante e non moglie, benché madre, per di più straniera, figlia di
polacchi in fuga. Ma eccezionale, per tutto: cura del compagno, come oggi si
dice, delle case, e dei (pochi) amici, dei loro figli, del decoro, della
conversazione. “Ellénore stava tanto più in guardia contro la sua debolezza,
quanto era perseguitata dal ricordo dei suoi errori: e la mia immaginazione, i
miei desideri, e una teoria di fatuità di cui non mi accorgevo io stesso, si
ribellavano contro un tale amore”. Questa la metà, estenuata, del racconto.
Finché, “finalmente mi si concesse”. L’altra metà sono le pene che la poveretta
dovrà soffrire – si diceva pagare.
Si parte con l’elogio
della virago de Staël, in chiaro, ma non è la prefigurazione della vicenda del racconto
- il giovane che s’innamora della donna matura. Sul rapporto di Constant con de
Staël, come con le altre donne di nome, miglior romanzo è la nota biografica particolareggiata
che Cremisi premette al racconto.
Una scommessa con
“due o tre amici… sulla possibilità di conferire un certo interesse a un romanzo
con due soli personaggi e con una situazione che è sempre la stessa”, è la prefazione
dell’autore alla terza edizione, orgogliosa. Dopo le scuse nella prefazione alla
seconda edizione per l’“immoralità” della vicenda. Qui ribadita in forma di
autoassoluzione, anzi di orgoglio: “Volli descrivere il dolore che anche i cuori
aridi provano per le sofferenze di cui essi stessi sono la causa, e quella
illusione che li porta a credersi più fatui o più corrotti di quanto siano”. Il
suo protagonista dalla prima all’ultima parola, è “un miscuglio di egoismo e di
sensibilità”, è Constant.
L’autore ha in
Italia un’immagine diversa che in Francia, quella della lettura di Croce, di
teorico e politico del liberalismo: in Francia è “Adolphe”, una sorta di
teorico e pratico del romanticismo. Ma storia e scrittura sono settecentesche –
e ancora, del primo Settecento, di Choderlos e le tante narratrici delle pene
d’amore. Straordinarie ma uesta di
“fare un romanzocon due solk eprsonaggi, ptemette Constat alalterza edizione,
“e cnuna situazione che ès emrpe la setsa. La prefazien ala erza edizione, comiciuta,
doo una di scuse, ala,seocnda edizione, per il soggetto “immorale” delar
cconto.per venire dopo la Rivoluzione, e in pieno bonapartismo, tra gli
Chateaubriand e Stendhal.
Benjamin
Constant, Adolphe, Garzanti, p. XXIV + 127 €7,50
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