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giovedì 12 settembre 2024

Il mondo com'è (479)

astolfo

Dawes Plan – È il piano concluso nel 1924, dopo un duro negoziato, nell’ambito del Dawes Committee, delle potenze Alleate, per riordinare e rendere esigibili le riparazioni di guerra che la Germania doveva agli Alleati. L’allora presidente della Reichsbank (ora Bundesbank) che lo negoziò per la parte tedesca, Hjamar Schacht, dà conto nelle memorie, “Confessions of the Old Wizard”, di avere avuto un occhio di riguardo solo da parte dei rappresentanti italiani nel Committee, prima il “professore di economia Flora, di Bologna”, poi di “Feltrinelli”.
Feltrinelli è Carlo, figlio di Giovanni (e di Maria Pretz, austriaca), che succedendo al padre e allo zio Giacomo, aveva spostato le attività di famiglia dal legno /(la forniture di traversine per le ferrovie italiane, e anche austriache) verso l’immobiliare (la Nord Milano) e la finanza. Rafforzando la banca di famiglia, la banca Feltrinelli, con l’acquisizione di importanti clienti a Milano (Edison, Falck): Nel 1915 era riuscito a entrare nell’istituto per il credito a medio termine creato dalla Banca d’Italia per finanziare l’industria degli armamenti, il Csvi. Nel 1919 aveva trasformato la banca di famiglia in società per azioni, la Banca Unione, divenendo quindi consigliere, poi presidente, del Credito Italiano, seconda banca italiana dopo la Commerciale, nonché marchese, e uomo pubblico. Consigliere di molte banche europee, compresa la Reichsbank, la banca centrale tedesca (1924-1930, per conto del governo italiano), rappresentò l’Italia nel Dawes Committee nelle sedute finali. Era l’unico membro del comitato che parlasse tedesco, avendo fatto il liceo a Bolzano, allora austriaca.
“Il senso di durezza”, ricorda Schacht del suo primo approccio a Parigi con la commissione, “svanì solo quando l’italiano – il professor Flora di Bologna – mi strinse calorosamente la mano col vecchio buon austriaco «Habe die Ehre»”, onorato. Federico Flora, nativo di Pordenone, insegnava Scienza delle Finanze a Bologn – dove presiedette la Banca Popolare. Fu anche giornalista, direttore infine del “Resto del Carlino”, e senatore, promosso da Vittorio Emanuele III.
La Commissione Riparazioni fra gli Alleati essendo a un punto motto, poiché la Germania semplicemente non poteva pagare, una nuova Commissione fu costituita che prese il nome dal suo presidente, il rappresentante degli Stati Uniti, Charles G. Dawes – un banchiere di Chicago che aveva diretto in guerra il Bureau of the Budget a Washington, e sarà il vice del presidente Calvin Coolidge, 1924-1929. Ebbe il Premio Nobel per la pace nel 1925, per il Piano Dawes per le riparazioni.
Il negoziato si tenne a Parigi, essendo la Francia la più dura ed esigente fra le potenze vincitrici per quanto concerneva le riparazioni di guerra – aveva già promosso l’occupazione militare della Ruhr, come arma di pressione sul governo di Berlino, e favoriva il “secessionismo renano”, proponendo una sorta di banca centrale locale, con fondi francesi e, Parigi sperava, inglesi. Schacht riuscì a scongiurare la secessione finanziaria per l’aiuto del governatore della Banca d’Inghilterra, Montagu Norman, che in sua presenza rispose negativamente alla richiesta del ministro francese delle Finanze. D’altra parte, gli Stati Uniti esigevano il ripagamento dei prestiti concessi durante la guerra agli Alleati, oltre 10 miliardi di dollari. Dawes riuscì a coordinare le due esigenze.
Il piano Dawes fu presentato nell’aprile del 1924. Non fu fissata una cifra, solo si disse “ridotto” l’ammontare totale delle riparazioni, e anche l’ammontare annuale. Da incrementare man mano che l’economia tedesca avesse ripreso a marciare – le richieste di Schacht. I franco-belgi avrebbero evacuato la Ruhr occupata militarmente. Le banche anglo-americane avrebbero finanziato con un prestito di 200 milioni di dollari l’economia tedesca.
Il meccanismo messo in moto era una triangolazione. Le banche americane avrebbero continuato a prestare alla Germania, per metterla in condizione di pagare, con la valuta dei prestiti e con l’accresciuta attività economica, cioè con le esportazioni, le riparazioni a Francia e Gran Bretagna. Che a loro volta avrebbero impiegato queste entrate per ripagare i debiti di guerra con gli Stati Uniti.
La Germania dovette comunque pagare ogni anno due miliardi di marchi oro in riparazioni – lo fece per sette anni, fino alla crisi del 1931.
 
Eufemio da Messina – Soggetto di una tragedia di Silvio Pellico, 1820, e di un’opera di Carolina Uccelli, 1836, andata perduta, è il governatore bizantino in Sicilia che si alleò con l’emiro di Kairuan (oggi Tunisia) per portare gli arabi nell’isola, nell’827. Accusato del rapimento di una vergine dal chiostro si ribellò e si alleò con i mussulmani. In un primo momento si era difeso erigendosi a comandante dell’isola: aveva preso Siracusa e aveva sconfitto la milizia mandata al suo arresto. Poi, essendoglisi anche la popolazione rivoltata contro per l’empietà di cui si era macchiato, si era rivolto all’emiro. Sarebbe stato ucciso mentre trattava la resa di Castrogiovanni, oggi Enna. 
 
Karl Haushofer - Albrecht Haushofer, autore dei commoventi “Sonetti di Moabit”, arrestato a Natale (1944), fu ucciso il 23 aprile 1945 in quella prigione, un mese prima della fine del Reich, dopo che il padre Karl, il geopolitico, si era rifiutato d’intercedere: “Ha tradito la patria”, dicendo – un anno dopo si suiciderà, con la moglie ebrea, ma non per la vergogna, per la povertà.


Irlanda Era il paese più povero dell’Europa occidentale, in assoluto e pro capite, mezzo secolo fa, prima dell’accesso alla Comunità poi Unione Europea. Con un reddito pro capite di poco più della metà del reddito medio pro capite europeo. È diventata con la Ue il paese più ricco pro capite, più della Svizzera. Il paese europeo dai cittadini più ricchi, se si eccettua il piccolo Lussemburgo, con 106 mila dollari (il reddito medio italiano è di 40 mila dollari). E può proporsi nella pubblicità come innovation hub. È bastato avere l’inglese come idioma – e non essere Londra (cara).


San Giovanni – L’evangelista è un altro? Non “il discepolo che Gesù amava” ma un dotto giurisperito. Anche lui un apostolo, ma tardo: uno “che non fece parte della cerchia dei dodici apostoli, ma che ebbe comunque conoscenza diretta del maestro di Nazaret”, spiega Giulio Busi nell’introduzione al suo studio “Giovanni. Il discepolo che Gesù amava” - pubblicata sul “Sole 24 Ore Domenica”, l’8 settembre. Giovanni l’Anziano, o il Presbitero, noto finora come autore di tre lettere conservate e riconosciute nel Nuovo Testamento. Che “in una data antecedente alla rivolta anti-romana del 55-70 e alla distruzione del Tempio di Gerusalemme si trasferisce a Efeso, capitale romana dell’Asia Minore”. Dove compone il suo Vangelo, che verrà pubblicato dopo la sua morte, avvenuta “in tarda età, verso l’anno 100”. Uno “di stirpe sacerdotale”, così lo voleva la tradizione diffusa a Efeso.
Busi parte dalla constatazione che il “il Vangelo di Giovanni, detto anche Quarto Vangelo, poiché ritenuto più tardo… è il più ebraico dei quattro Vangeli. Il suo autore conosce a fondo gli usi giudaici, e cerca di spiegarli ai lettori non ebrei. È a proprio agio nella topografia di Gerusalemme, come chi sia nato nella città santa. Anche il greco con cui si esprime tradisce l’origine ebraica e aramaica dei suoi pensieri”. Mentre è allo stesso tempo il più anti-ebraico: “Usa parole dure contro i «giudei», e li accusa, addirittura, di avere per padre il diavolo”.

Carolina Uccelli – Ignorata perfino da wikipedia fino a ieri, riscoperta da un musicista americano, Will Crutchfield, direttore della compagnia d’opera “Teatro Nuovo” del New Jersey, che ne ha riproposto una delle sue due opere, “Anna di Resburgo”, è una poetessa, cantante e compositrice fiorentina, vissuta tra Firenze e Parigi dal 1810 al 1858. Fu boicottata inquanto compositrice donna in vita, e presto dimenticata.
Aveva esordito molto giovane con successo, anche per il patrocinio benevolo di Rossini. “Anna di Resburgo” fu rappresentata a Napoli nel 1835, al teatro del Fondo, oggi Mercadante. Dopodiché la stella della compositrice svanì. Si ha notizia dell’esecuzione a Milano dell’ouverture di una sua terza opera, “Eufemio da Messina”, sul governatore bizantino che portò gli arabi in Sicilia, ma non dell’opera.
La sua prima opera, “Saul”, era stata rappresentata alla Pergola a Firenze il 2 giugno 1830 con successo. Col plauso, anche, di Rossini. Carolina Uccelli non aveva ancora venti anni e la cosa non le fu perdonata. L’apprezzamento di Rossini, si disse, era dovuto ai favori che la giovane gli aveva concesso. Una giovane già sposa peraltro: nata Pazzini, alta borghesia fiorentina, aveva sposato a quindici anni Filippo Uccelli, pisano, chirurgo, facoltoso, vedovo. Un uomo di più del doppio dei suoi anni, che l’aveva sostenuta nella passione musicale, alla quale Carolina si era educata, e la sostenne anche finanziariamente, nella produzione delle sue opere.
Alla morte del marito, nel 1843, si trasferì a Parigi, al seguito della figlia Giulia, che vi avviava una carriera da cantante – soprano, studiò canto col maestro Marco Bordogni, famoso tenore di scuola bergamasca, insegnante al Conservatorio di Parigi, Legione d’onore nel 1839 in compagnia di Berlioz (che lo incoronava miglior cantante sulla scena). E la seguì nelle sue tournées di concerti, in Belgio, Olanda e Svizzera. Morì a Firenze, nel 1858.
Fu dunque a Parigi negli anni di Rossini – e come lui vi smarrì la vena compositiva? Il successo del “Saul” nel 1830 non era passato inosservato: Crutchfield ne ha trovato echi anche nella stampa inglese – seppure su sfondo pettegolo (amante di Rossini).

astolfo@antiit.eu

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