astolfo
Dawes Plan – È il piano concluso
nel 1924, dopo un duro negoziato, nell’ambito del Dawes Committee, delle potenze
Alleate, per riordinare e rendere esigibili le riparazioni di guerra che la
Germania doveva agli Alleati. L’allora presidente della Reichsbank (ora
Bundesbank) che lo negoziò per la parte tedesca, Hjamar Schacht, dà conto nelle
memorie, “Confessions of the Old Wizard”, di avere avuto un occhio di riguardo solo
da parte dei rappresentanti italiani nel Committee, prima il “professore di
economia Flora, di Bologna”, poi di “Feltrinelli”.
Feltrinelli è Carlo,
figlio di Giovanni (e di Maria Pretz, austriaca), che succedendo al padre e allo
zio Giacomo, aveva spostato le attività di famiglia dal legno /(la forniture di
traversine per le ferrovie italiane, e anche austriache) verso l’immobiliare
(la Nord Milano) e la finanza. Rafforzando la banca di famiglia, la banca
Feltrinelli, con l’acquisizione di importanti clienti a Milano (Edison, Falck):
Nel 1915 era riuscito a entrare nell’istituto per il credito a medio termine creato
dalla Banca d’Italia per finanziare l’industria degli armamenti, il Csvi. Nel
1919 aveva trasformato la banca di famiglia in società per azioni, la Banca
Unione, divenendo quindi consigliere, poi presidente, del Credito Italiano,
seconda banca italiana dopo la Commerciale, nonché marchese, e uomo pubblico. Consigliere
di molte banche europee, compresa la Reichsbank, la banca centrale tedesca (1924-1930, per conto del governo italiano), rappresentò l’Italia nel Dawes Committee nelle sedute
finali. Era l’unico membro del comitato che parlasse tedesco, avendo fatto il liceo
a Bolzano, allora austriaca.
“Il senso di durezza”, ricorda Schacht del
suo primo approccio a Parigi con la commissione, “svanì solo quando l’italiano –
il professor Flora di Bologna – mi strinse calorosamente la mano col vecchio buon
austriaco «Habe die Ehre»”, onorato. Federico Flora, nativo di
Pordenone, insegnava Scienza delle Finanze a Bologn – dove presiedette la Banca
Popolare. Fu anche giornalista, direttore infine del “Resto del Carlino”, e
senatore, promosso da Vittorio Emanuele III.
La Commissione Riparazioni
fra gli Alleati essendo a un punto motto, poiché la Germania semplicemente non
poteva pagare, una nuova Commissione fu costituita che prese il nome dal suo
presidente, il rappresentante degli Stati Uniti, Charles G. Dawes – un banchiere
di Chicago che aveva diretto in guerra il Bureau of the Budget a Washington, e
sarà il vice del presidente Calvin Coolidge, 1924-1929. Ebbe il Premio Nobel
per la pace nel 1925, per il Piano Dawes per le riparazioni.
Il negoziato si
tenne a Parigi, essendo la Francia la più dura ed esigente fra le potenze
vincitrici per quanto concerneva le riparazioni di guerra – aveva già promosso
l’occupazione militare della Ruhr, come arma di pressione sul governo di Berlino,
e favoriva il “secessionismo renano”, proponendo una sorta di banca centrale locale,
con fondi francesi e, Parigi sperava, inglesi. Schacht riuscì a scongiurare la
secessione finanziaria per l’aiuto del governatore della Banca d’Inghilterra,
Montagu Norman, che in sua presenza rispose negativamente alla richiesta del
ministro francese delle Finanze. D’altra parte, gli Stati Uniti esigevano il ripagamento
dei prestiti concessi durante la guerra agli Alleati, oltre 10 miliardi di dollari.
Dawes riuscì a coordinare le due esigenze.
Il piano Dawes fu
presentato nell’aprile del 1924. Non fu fissata una cifra, solo si disse “ridotto”
l’ammontare totale delle riparazioni, e anche l’ammontare annuale. Da
incrementare man mano che l’economia tedesca avesse ripreso a marciare – le richieste
di Schacht. I franco-belgi avrebbero evacuato la Ruhr occupata militarmente. Le
banche anglo-americane avrebbero finanziato con un prestito di 200 milioni di dollari
l’economia tedesca.
Il meccanismo
messo in moto era una triangolazione. Le banche americane avrebbero continuato
a prestare alla Germania, per metterla in condizione di pagare, con la valuta
dei prestiti e con l’accresciuta attività economica, cioè con le esportazioni, le
riparazioni a Francia e Gran Bretagna. Che a loro volta avrebbero impiegato queste
entrate per ripagare i debiti di guerra con gli Stati Uniti.
La Germania dovette
comunque pagare ogni anno due miliardi di marchi oro in riparazioni – lo fece per
sette anni, fino alla crisi del 1931.
Eufemio da Messina –
Soggetto di una tragedia di Silvio Pellico, 1820, e di un’opera di Carolina
Uccelli, 1836, andata perduta, è il governatore bizantino in Sicilia che si alleò
con l’emiro di Kairuan (oggi Tunisia) per portare gli arabi nell’isola, nell’827.
Accusato del rapimento di una vergine dal chiostro si ribellò e si alleò con i mussulmani.
In un primo momento si era difeso erigendosi a comandante dell’isola: aveva
preso Siracusa e aveva sconfitto la milizia mandata al suo arresto. Poi,
essendoglisi anche la popolazione rivoltata contro per l’empietà di cui si era macchiato,
si era rivolto all’emiro. Sarebbe stato ucciso mentre trattava la resa di Castrogiovanni,
oggi Enna.
Karl Haushofer - Albrecht
Haushofer, autore dei commoventi “Sonetti
di Moabit”, arrestato a Natale (1944), fu ucciso il 23 aprile 1945 in
quella prigione, un mese prima della fine del Reich, dopo che il padre Karl, il
geopolitico, si era rifiutato d’intercedere: “Ha tradito la patria”, dicendo –
un anno dopo si suiciderà, con la moglie ebrea, ma non per la vergogna, per la
povertà.
Irlanda – Era il paese
più povero dell’Europa occidentale, in assoluto e pro capite, mezzo secolo fa, prima
dell’accesso alla Comunità poi Unione Europea. Con un reddito pro capite di
poco più della metà del reddito medio pro capite europeo. È diventata con la Ue
il paese più ricco pro capite, più della Svizzera. Il paese europeo dai
cittadini più ricchi, se si eccettua il piccolo Lussemburgo, con 106 mila dollari
(il reddito medio italiano è di 40 mila dollari). E può proporsi nella pubblicità come innovation hub. È bastato avere l’inglese
come idioma – e non essere Londra (cara).
San Giovanni
– L’evangelista è un altro? Non “il discepolo che Gesù amava” ma un dotto
giurisperito. Anche lui un apostolo, ma tardo: uno “che non fece parte della
cerchia dei dodici apostoli, ma che ebbe comunque conoscenza diretta del maestro
di Nazaret”, spiega Giulio Busi nell’introduzione al suo studio “Giovanni. Il
discepolo che Gesù amava” - pubblicata sul “Sole 24 Ore Domenica”, l’8
settembre. Giovanni l’Anziano, o il Presbitero, noto finora come autore di tre
lettere conservate e riconosciute nel Nuovo Testamento. Che “in una data
antecedente alla rivolta anti-romana del 55-70 e alla distruzione del Tempio di
Gerusalemme si trasferisce a Efeso, capitale romana dell’Asia Minore”. Dove
compone il suo Vangelo, che verrà pubblicato dopo la sua morte, avvenuta “in tarda
età, verso l’anno 100”. Uno “di stirpe sacerdotale”, così lo voleva la tradizione
diffusa a Efeso.
Busi parte dalla constatazione che il “il
Vangelo di Giovanni, detto anche Quarto Vangelo, poiché ritenuto più tardo… è
il più ebraico dei quattro Vangeli. Il suo autore conosce a fondo gli usi
giudaici, e cerca di spiegarli ai lettori non ebrei. È a proprio agio nella topografia
di Gerusalemme, come chi sia nato nella città santa. Anche il greco con cui si esprime
tradisce l’origine ebraica e aramaica dei suoi pensieri”. Mentre è allo stesso
tempo il più anti-ebraico: “Usa parole dure contro i «giudei», e li accusa,
addirittura, di avere per padre il diavolo”.
Carolina Uccelli – Ignorata perfino da wikipedia
fino a ieri, riscoperta da un musicista americano, Will Crutchfield, direttore
della compagnia d’opera “Teatro Nuovo” del New Jersey, che ne ha riproposto una
delle sue due opere, “Anna di Resburgo”, è una poetessa, cantante e compositrice
fiorentina, vissuta tra Firenze e Parigi dal 1810 al 1858. Fu boicottata
inquanto compositrice donna in vita, e presto dimenticata.
Aveva esordito
molto giovane con successo, anche per il patrocinio benevolo di Rossini. “Anna
di Resburgo” fu rappresentata a Napoli nel 1835, al teatro del Fondo, oggi
Mercadante. Dopodiché la stella della compositrice svanì. Si ha notizia dell’esecuzione
a Milano dell’ouverture di una sua terza opera, “Eufemio da Messina”,
sul governatore bizantino che portò gli arabi in Sicilia, ma non dell’opera.
La sua prima
opera, “Saul”, era stata rappresentata alla Pergola a Firenze il 2 giugno 1830
con successo. Col plauso, anche, di Rossini. Carolina Uccelli non aveva ancora
venti anni e la cosa non le fu perdonata. L’apprezzamento di Rossini, si disse,
era dovuto ai favori che la giovane gli aveva concesso. Una giovane già sposa
peraltro: nata Pazzini, alta borghesia fiorentina, aveva sposato a quindici
anni Filippo Uccelli, pisano, chirurgo, facoltoso, vedovo. Un uomo di più del
doppio dei suoi anni, che l’aveva sostenuta nella passione musicale, alla quale
Carolina si era educata, e la sostenne anche finanziariamente, nella produzione
delle sue opere.
Alla morte del marito,
nel 1843, si trasferì a Parigi, al seguito della figlia Giulia, che vi avviava
una carriera da cantante – soprano, studiò canto col maestro Marco Bordogni, famoso
tenore di scuola bergamasca, insegnante al Conservatorio di Parigi, Legione d’onore
nel 1839 in compagnia di Berlioz (che lo incoronava miglior cantante sulla
scena). E la seguì nelle sue tournées di concerti, in Belgio, Olanda e Svizzera.
Morì a Firenze, nel 1858.
Fu dunque a Parigi
negli anni di Rossini – e come lui vi smarrì la vena compositiva? Il successo
del “Saul” nel 1830 non era passato inosservato: Crutchfield ne ha trovato echi
anche nella stampa inglese – seppure su sfondo pettegolo (amante di Rossini).
astolfo@antiit.eu
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