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Il teatro si fa a Roma in maschera
Ma si parte dal teatro greco,
con tutte le informazioni aggiornate su come nasce, su antiche feste dionisiache.
Nasce per l’intuizione e nel format di Eschilo. Con i tragediografi e poi
i commediografi ogni anno in gara. Con una produzione di migliaia di titoli, di
cui noi quindi disponiamo delle briciole. E si continua a Roma con Plauto e
Terenzio via Menandro, e qualche tragediografo – di cui solo Seneca residua (e
la memoria, poi maledetta, del suo discepolo Nerone).
A Roma la tragedia è in ombra
e gli spettacoli, che a differenza della Grecia sono liberi per tutti, gratuiti,
vanno sul sollazzevole. Con un ruolo accresciuto, anzi obbligato, per le
maschere – più che personaggi si vedono in scena tipi, ognuno con la sua fisionomia,
nota e riconoscibile – una maschera.
Una mostra incredibilmente
ben curata, con didascalie brevi ed esaustive, un ordinamento lineare, e pause perfino
per riposare. Alcuni video sceneggiano, senza lungaggini, il tema. Terenzio, di
cui si sottolinea che, come il nome indica, Terenzio Afro, era mezzo africano,
probabilmente berbero (come poi sant’Agostino…- ma queste distinzioni non si
facevano nell’impero romano) spiega se steso, la commedia sociale invece che
farsesca. Un dialogo plautino va avanti tra due interlocutori che pensano cose
differentissime - il malinteso, l’equivoco, la chiave di Plauto.
Teatro. Autori, attori e
pubblico nell’antica Roma, Museo dell’Ara Pacis, Roma
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