Cerca nel blog

venerdì 6 settembre 2024

La destra al potere anche in Francia

Al primo ministro più giovane, Attal, che passa nella “riserva della Repubblica” per prepararsi alla successione presidenziale fra due anni, Macron fa succedere il primo ministro più anziano della Quinta Repubblica, l’ultrasettantenne Barnier, gollista (Les Républicans), l’ex commissario a Bruxelles. Ma non è questa la novità: con Barnier primo ministro si conclude a sorpresa la lunga crisi istituzionale in Francia, aperta da Macron chiamando a sorpresa le elezioni, con la caduta della clausola ad excludendum, dell’ostracismo al Rassemblement National, al lepenismo. Barnier, il premier scelto dal presidente Macron dopo lunghissime consultazioni con tutti i partiti in Parlamento, avrà un occhio benevolo in Parlamento - dove non ha una maggioranza precostituita, fra Repubblicani e Macroniani – di Marine Le Pen.  È la prima volta per i Le Pen, dopo quarant’anni di presenza politica ingombrante ma alla macchia.
La scelta era forse necessaria, poiché è nei numeri. Il Rassemblement di Marine Le Pen è il partito più largamente rappresentativo, se si escludono le città (Parigi, Lione, Bordeaux, Nantes, Le Havre, Rennes, Strasburgo - ma Marsiglia e Nizza sono lepeniste): alle legislative è andato al ballottaggio in quasi tutte le circoscrizioni, mentre i macroniani solo in 321 circoscrizioni su 577 e le sinistre unite in 414. Ed è andato al ballottaggio al primo posto in 297 circoscrizioni, quasi il triplo delle legislative di due anni prima, 110.
Una piattaforma o un traguardo, un successo da cui si può solo perdere? Marine Le Pen vira, se non verso il centrismo, per un abbandono deciso del radicalismo, anti-immigrati, anti-Europa, anti-Ucraina. Alcune grandi famiglie sono, con i media da esse controllati, per un’apertura della destra gollista al Rassemblement – tra esse le più note sono i Bollorè e i Dassault.  

Nessun commento: