La Germania ha paura della guerra
Non si fanno analisi dei flussi
elettorali in Germania – non ne sono state fatte per il voto di queste settimane
nei tre Lānder dell’Est, Sassonia, Turingia e Brandeburgo. Ma è palese, dal
crollo massiccio dei Socialdemocratici e dei Verdi, che c’è stato un travaso da
sinistra a destra. Al movimento sempre più estremista Afd, fondato e presieduto
da una lesbica dichiarata, e al movimento personale di Sara Wagenknecht, ex
Linke, cioè ex estrema-sinistra.
I Verdi sono anche fuori dai
parlamentini regionali, dal 15-16 per cento essendo scesi a meno del 5 per cento.
Per questo hanno già cambiato dirigenza. Della vecchia salvando solo Robert
Habeck, vice-cancelliere e ministro dell’Economia e dell’Ambiene, e la ministra
degli Esteri Annalena Baerbock.
Ma Baerbock resta al suo posto solo
per favorine la candidatura per una “organizzazione internazionale”. A lei è di
fatto attribuito il crollo del partito, all’oltranzismo agitato contro la Russia
– a fronte dell’equilibrio del ministro della Difesa, il socialista Pistorius.
Fra le tante analisi del crollo
della sinistra, e del passaggio dalla sinistra all’estrema destra, quella della
paura della guerra è la prevalente. Avrebbero inciso anche l’immigrazione e la
recessione. Ma nelle tre votazioni il tema prevalente di discussione è stata la
guerra. Soprattutto all’Est, per motivi di contiguità (esposizione) fisica e
perché la memoria dell’occupazione sovietica si sarebbe da tempo dissolta.
Il timore è diffuso che
preoccupazioni analoghe serpeggino anche nella ex Germania occidentale, la parte
che più conta nel paese.
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