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La vita avrebbe potuto essere migliore – ma forse non vale il rimpianto
Due ragazzi coreani, lui
e lei, compagni “d’anima” a scuola, si ritrovano a distanza d’anni. Dapprima
dopo una diecina d’anni, su zoom, da militare non pensava che a lei e allora l’ha
cercata tanto in rete, lui l’ha cercata tanto. Finché lei non decide di
chiudere il collegamento. Ancora un’altra decina d’anni e lui decide di andare
a cercarla a New York. Lei era emigrata in Nord America col padre regista in
cerca di affermazione internazionale, e ora vive a New York, dove ha avviato la
sua attività di scrittrice “in cerca del Nobel”, vive nell’East Village, ed è
sposata, con un altro aspirante scrittore, americano ebreo. Sarano alcuni
giorni d’intensa felicità, e poi la separazione ultima.
Una trama semplice: la
vita come avrebbe potuto essere e come è – delle porte girevoli. Ma il film è già
di culto, a un anno dall’uscita. Perché è un film d’immagini. Semplici – l’inquadratura
può essere fissa anche per minuti – e memorabili. Soprattutto quella iniziale e
quella finale, dell’addio. La più celebre apre il film: lu, lei e il marito di
lei in formato cartolina, e i curiosi fuori campo che si dicono: “Lui e i saranno
fratello e sorella, e lei è sposata col bianco”, “lui e lei sono sposati, il bianco
è un amico americano”, “ma perché lui e lei si parlano senza mai coinvolgere il
bianco, il bianco non sarà un autista che li ha portati qui?”
La regista ha l’età, 33 anni quando girava il film, e la condizione della sua protagonista: sudcoreana
naturalizzata canadese, residente negli Stati Uniti. Come lei, la sua protagonista ha preso un nome occidentale, Lena.
Celine Song, Past
Lives, Sky cinema, Now
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