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lunedì 16 settembre 2024

L’Africa all’edicola

Il ragazzo nero davanti all’edicola, a ore e giorni alterni, quando capita, sta indolente, appoggiato al lampione, ascolta intento ai miniauricolari, e parla – avrà un minimicro all’occhiello. È immerso a lontano, nel suo mondo telefonico, non guarda e non ringrazia nemmeno, solo un gesto del capo, chi gli offre mezzo euro, dopo attenta ricerca, anche un euro – il quartiere è di borghesia progressista.
I primi Antonio li rimproverava – Antonio è un ex cooperante che ha molto a cuore gli immigrati (una famiglia l’ha anche adottata, nel senso che li invita la domenica a pranzo a casa, e paga per i libri e l’abbigliamento di uno dei figli a scuola). Ma è molti anni fa ormai. Antonio diceva: “Non ti vergogni, alla tua età?”, e “devi cercarti un lavoro, anche mal pagato”, le solite cose.
Il ragazzo non viene tutti i giorni, e non viene presto, quando più gente passa dall’edicola. Avrà di meglio altrove, o vorrà dormire. Viene alla mezza mattinata, quando dall’edicola passano i suoi benefattori, persone mediamente di mezza età che con piacere, si vede, lo ritrovano – l’alternanza dei giorni aiuterà anche ad accrescere il peso dell’elemosina, tra l’attesa e il ritrovamento.
Avendo conosciuto l’Africa prima di lui, lo si compiange vittima di decenni di malgoverni e ruberie – non vige purtroppo nella politica continentale la distinzione tra pubblico e privato, interesse (e denaro) pubblico e interesse privato. Ma lui non lo sa. Non ha nemmeno coscienza che sta chiedendo l’elemosina, la cosa non lo umilia. E questo abbatte, molto.
Lui è tranquillo, sconta la disattenzione e anche il rifiuto, non gliene frega - il suo poco sarà molto? farà il palo? è di una tribù di questuanti? È l’africanista che destabilizza, la delusione dell’illusione.

 

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