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domenica 8 settembre 2024

Leopardi censura Dante, Petrarca e Boccaccio

Un’opera trascurata di Leopardi a cui egli però teneva moltissimo. La realizzò benché vivamente sconsigliato dai migliori letterati dell’epoca, per esempio Giordani. E la redasse di sua iniziativa e su suo progetto, benché poi per conto, remunerato, dell’editore Stella di Milano. In meno di un ano, spiega Giulio Bollati: “Incurante dell’avviso dell’amico, Leopardi «stacca» e «straccia» brani di prosa da una montagna di libri tirati giù di furia dagli scaffali paterni, e finalmente pubblica di slancio la sua Crestomazia dopo neppure un anno dall’inizio dei lavori”.
L’antologia è annunciata nella prefazione “come un saggio e uno specchio della letteratura italiana”. Gli autori sono un’ottantina, i brani inclusi circa trecento. Divisi per generi retorici (“narrazioni”, “descrizioni e immagini”, “apologhi”, “allegorie…..). Un’opera che si segnala per le bizzarrie. Il Trecento non c’è. Un’esclusione non spiegata, e aggravata sarcasticamente da una nota – “la sola di questo tipo”, nota a sua volta il curatore di questa riedizione – per scusarsi di avere incluso il “Lamento della madre di Eugenia”, un frammento dalle “Vite dei Santi Padri” di Domenico Cavalca. Il Quattrocento c’è, poco. Il lavoro entra nel pieno col Cinquecento, con l’individuazione di una vena protoromantica. E s’ingrossa via nei secoli seguenti, perfino nel Seicento, su questo filo.
Alla “Prosa” seguirà la “Poesia”, un altro volume di altrettante pagine. Malgrado il silenzio siderale che accolse la prima pubblicazione. Specie da parte degli amici fiorentini, e di quelli del Vieusseux – la rivista del gabinetto, l’“Antologia”, non ne registrò nemmeno l’uscita. Col paterno Giordani il giovane Leopardi, 23 anni, si giustificava nel 1821 con un grande proposito: “Chiunque vorrà far bene all’Italia, prima di tutto dovrà mostrarle una lingua filosofica”. Qualcosa effettivamente l’ha mostrata, Machiavelli, Guicciardini, Galilleo, ma in subordine.
Uno degli ultimi gioielli Nue, la Nuova Universale Einaudi. Col testo originale, introdotto, con una dissertazione elaborata e piena di riferimenti, e annotato da Giulio Bollati.
Giacomo Leopardi, Crestomazia italiana. La prosa, Einaudi, pp. VII-CXIV+662, pp.vv.

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