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Argentina – “Come diceva
Borges: «L’argentino è un italiano che parla spagnolo»”, Cazzullo a Velasco sul
“Corriere della sera”. Velasco: “Hanno attribuito a Borges una frase in realtà
più popolare: l’argentino è un italiano che parla spagnolo, pensa in francese e
vorrebbe essere inglese”.
Con molta massoneria: “Alla nascita dell’Argentina i governi incoraggiarono
l’immigrazione dall’Europa, pensando di attrarre la classe media: ovviamente
arrivarono i poveri. La Plata (la città di Velasco, n.d.r.) è una città di fondazione.
Costruita dagli italiani. Con una grande influenza della massoneria”.
Cassola – Trascurato per
mezzo secolo, dopo essere stato deriso dalla neo-avanguardia, emerge di nuovo
con i suoi racconti piani, naturalisti, e con l’attivismo pacifista e ambientale,
oggi “ecologico”. Si ripubblicano i suoi numerosi racconti e i saggi.
Ora la Fondazione Corriere della sera annuncia la raccolta di tutte le
sue collaborazioni, “dall’ottobre 1953 al marzo1984” - e dal giugno 1968, negli
anni della direzione Spadolini, con una sua rubrica, “Fogli di diario”, già
ripresa in libro ma poi non riedita. Con uno studio approfondito di Alba Andreini,
che ha curato la raccolta, sull’uomo – Cassola fu per molti anni, prima di essere
zittito, anche un “personaggio” - e lo scrittore. Un volumone da CXXX-870
pagine.
Femminismo – “Le montagne
sono donne immense, eppure tante portano nomi di uomini”, dice Marta Aila nella
pubblicità Guanda del suo romanzo “La strangera”. Eppure, molte spiagge sono massicci
molto macho, rocciose, minacciose, turbolente, eppure portano nomi femminili:
Scilla per esempio, Gibilterra, le bianche scogliere di Dover. Dov’è la sopraffazione
- il genere è un mistero?
Funerali - L’ultimo docufilm
su Berlinguer, realizzato da Sky ma in circolazione finora riservata, il regista
Samuele illustra col funerale: le bandiere rosse che garriscono al vento, una onda
che oscilla sulla modesta collina di San Giovanni a Roma. Che la voce fuori
campo può dire “la
più imponente manifestazione di cordoglio popolare dell’Italia repubblicana”.
L’arte funeralizia Gioberti diceva gesuita – “Il gesuita moderno”, 1849, prudentemente
pubblicato in Svizzera. E lo è stata, compresi gli incolpevoli Leopardi prima
di Gioberti, e poi Pirandello. Modernamente invece si può dire arte del Pci. Adottata
da Togliatti. A
partire dalla morte di Stalin.
“Gloria imperitura
a\ GIUSEPPE STALIN” fece dire nei manifesti, due metri per tre, in morte del
Piccolo Padre, “guida, maestro, amico”. Un cristallo due metri per due, di due
quintali e mezzo, lo ritrae – lo ritraeva? - a palazzo Marescotti in via
Barberis, luogo felsineo del comunismo, cui si accede(va?) sotto l’insegna Deus propicius esto, Dio sia con te, e
la Madonna della notte e delle ombre, o della Divina Provvidenza, con l’Ode al
partito di Majakovskij. Ornato dei segni
del riscatto: lampadina, cazzuola, falce, libro, penna, pallone, e un paio di
sci.
L’arte Togliatti aveva
perfezionato poi con Malaparte - il
quale aveva fatto di tutto affinché i gesuiti s’impadronissero di lui, a metà
con Togliatti: la
villa a Capri regalò al presidente Mao, la
salma al Pci e a padre Rotondi, per un funerale con bandiere rosse e messa
cantata polifonica. I fratelli Taviani l’hanno poi codificata, in
morte di Togliatti. Mortuario era pure il quadro-manifesto del Partito, di
Guttuso: un altro funerale, sempre di Togliatti.
Si è continuato con Debenedetti, dopo avergli negato la cattedra - tre
volte, per non essere neorealista, non abbastanza, l’ultima in punto di morte
(il professor Sapegno, che era stato compagno di Debenedetti al liceo, e
all’università ne bocciava la nomina, pronunciò il necrologio: il morto si
prende il vivo). Il capolavoro elaborando in morte di Pasolini, coreografico e
di massa – in vita Pasolini non poté essere del Partito, aveva dovuto
restituire la tessera. Con bandiere, grandi immagini colorate, gagliardetti
della Resistenza, e masse, in ogni dove a Roma.
Tutto
poi d’improvviso scomparso. I funerali e le masse – eccetto che ai concerti
gratuiti.
Guerra civile – Il volume di
ricordi familiari dopo il 24 luglio 1943, “I Mussolini dopo Mussolini”, che
Edda Negri Mussolini ha scritto con Mario Russomanno, esibisce in copertina una
foto piena di sorrisi e di sole, con amici di ogni genere: il calciatore
Monzeglio, un attore alla Nazzari che fa il buffo, accosciandosi sulle ginocchia
per non superare Mussolini, le nipoti allegre, Mussolini tranquillo e in buona salute,
dimagrito bene, con gli occhiali da sole in mano ma col cappotto, perché è una
giornata invernale. Nella villa Feltrinelli a Gargnano sul Garda, oggi Grand
Hotel Gardone, la capitale della repubblica di Salò – così detta solo perché
Mussolini comunicava attraverso l’agenzia ex nazionale Stefani, che operava da Salò
(e quindi datava i suoi lanci da Salò).
Milena Milani – Dimenticata
del tutto, l’autrice di “La ragazza di nome Giulio” la riporta alla memoria,
citazione unica, di striscio, Rosella Postorino, “Nei nervi e nel cuore”, 54-55
– “uno dei romanzi indimenticabili della mia adolescenza”. Il Novecento va
riscritto – Cassola e Milani sono i soli dimenticati?
“La ragazza di nome Giulio” – sequestrato e processato all’uscita per
immoralità - non anticipa un caso di disforia. Jules è il nome di una ragazza,
che su e giù per la costa marchigiana scopre i tanti tranelli – maschili e femminili – dell’amore,
in una delusione progressiva che ne minaccia la salute mentale.
Natura – “Ciò che gli
occidentali chiamano «natura» per i cinesi è un’estensione dell’umanità. Il
cielo e l’uomo sono una cosa sola”,Ye Xiaogang, “La Lettura” 15 settembre.
Padri - Sempre meno
necessari e anzi nocivi? Per i 90 anni di Sofia Loren si ricorda che il padre
le ha abbandonate, la madre, lei e la sorella. Come Giorgia Meloni.
Pasternak – Sembrava un cavallo?
“Pasternak non lo conosco che di vista, tre-quattro fugaci incontri, pressoché
muti, perché di novità non ho voglia. L’ho ascoltato una volta, insieme con
altri poeti, al Museo Politecnico. Declamava con voce sorda e si dimenticava
quasi tutti i versi. Per la sua assenza sul palcoscenico rammentava Blok. Dava
l’impressione di una concentrazione tormentosa, si avrebbe avuto voglia di sospingerlo,
come con un vagone che non si muove”. Salvo che per le apparenze: “Esternamente
l’aspetto di Pasternak è splendido: nel suo viso vi è qualcosa di contaminato
tra un arabo e il suo cavallo: la diffidenza, la tensione dell’ascolto, e da un
momento all’altro…. la più totale prontezza alla corsa. Un’immensa e insieme
equina, selvaggia e timida, mobilità degli occhi” – Marina Cvetaeva, “Un acquazzone
di luce. Poesia di eterno valore”, 1922, saggio pubblicato sulla rivista
berlinese “Epopeja”, ripreso in apertura di Pasternak, “Mia sorella la vita”,
la raccolta di poesie degli Oscar Mondadori, pp. VI-VII – prima lo ipotizza “imaginista”.
Ravioli – E\o tortellini, o cappelletti, sono diffusi in mezzo mondo, con nomi diversi.
Ma in Italia in numero strabordante di varietà. Con denominazioni diverse, regionali
o locali. E soprattutto settentrionali: solo cinque in Centro-Italia e niente al
Sud – eccetto due in Sardegna, i puligioni e i culurgiones. Telmo Pievani ne ha
fatto fare una ricerca su scala mondiale e ne pubblica i risultati su “La
Lettura”. Nel Nord Italia, compresa la Toscana, ne elenca 28.
All’estero li ha rintracciati in nove paesi: Russia, Cina, Germania, Israele,
Turchia, Grecia, Giappone, Nepal, Polonia. Di origine probabilmente euroasiatica,
opina Pievani- i wonton cinesi, i gyoza giapponesi, i pierogi polacchi.
Sally Rooney 2 – Omaggiata dal
“Robinson” con sette pagine e grandi foto, pensose, Sally Rooney non evita le frasi
memorabili: “Intermezzo (l’ultimo suo romanzo, n.d.r.) potrebbe essere letto
come un omaggio all’Ulisse, libro che amo moltissimo…. Mentre scrivevo
questo libro per me sono stati importanti, oltre all’Ulisse, anche altri
testi: uno è I fratelli Karamazov, un altro Amleto”.
“Credo che vivere insieme alle altre persone sia sempre complicato”, è un’altra
riflessione, “sia i gruppi più piccoli e stabili sia in ambienti urbani più
fluidi”. E: “Se mi capita di rileggere una mia intervista, ogni volta vorrei sprofondare”.
Il “New Yorker” si limita a un’intervista breve. E all’esumazione di un
vecchio articolo che situa la scrittrice nella stagione, in cui l’uscita dei suoi
libri è programmata: “Il libro è ben programmato per la stagione. C’è qualcosa
di autunnale in lei”.
Stati Uniti - Un americano su
due, il 46 per cento, nel 2023 non ha letto nemmeno un libro. Il 26 per cento
ne ha letti tra 1 e 5. Il 29 per cento più di sei. Sono pochi, o non molti? Però,
un americano su tre “lettore forte”, non sarà qui il segreto della pax americana?
Un parco lettori di 153 milioni, di cui quasi cento milioni “lettori forti”,
sono un fondamento enorme, anche se (tanto più perché?) invisibile.
letterautore@antiit.eu
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