martedì 24 settembre 2024

Letture - 559

letterautore


Argentina – “Come diceva Borges: «L’argentino è un italiano che parla spagnolo»”, Cazzullo a Velasco sul “Corriere della sera”. Velasco: “Hanno attribuito a Borges una frase in realtà più popolare: l’argentino è un italiano che parla spagnolo, pensa in francese e vorrebbe essere inglese”.
Con molta massoneria: “Alla nascita dell’Argentina i governi incoraggiarono l’immigrazione dall’Europa, pensando di attrarre la classe media: ovviamente arrivarono i poveri. La Plata (la città di Velasco, n.d.r.) è una città di fondazione. Costruita dagli italiani. Con una grande influenza della massoneria”.
 
Cassola – Trascurato per mezzo secolo, dopo essere stato deriso dalla neo-avanguardia, emerge di nuovo con i suoi racconti piani, naturalisti, e con l’attivismo pacifista e ambientale, oggi “ecologico”. Si ripubblicano i suoi numerosi racconti e i saggi.
Ora la Fondazione Corriere della sera annuncia la raccolta di tutte le sue collaborazioni, “dall’ottobre 1953 al marzo1984” - e dal giugno 1968, negli anni della direzione Spadolini, con una sua rubrica, “Fogli di diario”, già ripre
sa in libro ma poi non riedita. Con uno studio approfondito di Alba Andreini, che ha curato la raccolta, sull’uomo – Cassola fu per molti anni, prima di essere zittito, anche un “personaggio” - e lo scrittore. Un volumone da CXXX-870 pagine.

 
Femminismo – “Le montagne sono donne immense, eppure tante portano nomi di uomini”, dice Marta Aila nella pubblicità Guanda del suo romanzo “La strangera”. Eppure, molte spiagge sono massicci molto macho, rocciose, minacciose, turbolente, eppure portano nomi femminili: Scilla per esempio, Gibilterra, le bianche scogliere di Dover. Dov’è la sopraffazione - il genere è un mistero?
 
Funerali - L’ultimo docufilm su Berlinguer, realizzato da Sky ma in circolazione finora riservata, il regista Samuele illustra col funerale: le bandiere rosse che garriscono al vento, una onda che oscilla sulla modesta collina di San Giovanni a Roma. Che la voce fuori campo può dire “la più imponente manifestazione di cordoglio popolare dell’Italia repubblicana”.
L’arte funeralizia Gioberti diceva gesuita – “Il gesuita moderno”, 1849, prudentemente pubblicato in Svizzera. E lo è stata, compresi gli incolpevoli Leopardi prima di Gioberti, e poi Pirandello. Modernamente invece si può dire arte del Pci. Adottata da Togliatti. A partire dalla morte di Stalin.
“Gloria imperitura a\ GIUSEPPE STALIN” fece dire nei manifesti, due metri per tre, in morte del Piccolo Padre, “guida, maestro, amico”. Un cristallo due metri per due, di due quintali e mezzo, lo ritrae – lo ritraeva? - a palazzo Marescotti in via Barberis, luogo felsineo del comunismo, cui si accede(va?) sotto l’insegna Deus propicius esto, Dio sia con te, e la Madonna della notte e delle ombre, o della Divina Provvidenza, con l’Ode al partito di Majakovskij. Ornato dei segni del riscatto: lampadina, cazzuola, falce, libro, penna, pallone, e un paio di sci.
L’arte Togliatti aveva perfezionato poi con Malaparte - il quale aveva fatto di tutto affinché i gesuiti s’impadronissero di lui, a metà con Togliatti: la villa a Capri regalò al presidente Mao, la salma al Pci e a padre Rotondi, per un funerale con bandiere rosse e messa cantata polifonica. I fratelli Taviani l’hanno poi codificata, in morte di Togliatti. Mortuario era pure il quadro-manifesto del Partito, di Guttuso: un altro funerale, sempre di Togliatti.
Si è continuato con Debenedetti, dopo avergli negato la cattedra - tre volte, per non essere neorealista, non abbastanza, l’ultima in punto di morte (il professor Sapegno, che era stato compagno di Debenedetti al liceo, e all’università ne bocciava la nomina, pronunciò il necrologio: il morto si prende il vivo). Il capolavoro elaborando in morte di Pasolini, coreografico e di massa – in vita Pasolini non poté essere del Partito, aveva dovuto restituire la tessera. Con bandiere, grandi immagini colorate, gagliardetti della Resistenza, e masse, in ogni dove a Roma.
Tutto poi d’improvviso scomparso. I funerali e le masse – eccetto che ai concerti gratuiti.
 
Guerra civile – Il volume di ricordi familiari dopo il 24 luglio 1943, “I Mussolini dopo Mussolini”, che Edda Negri Mussolini ha scritto con Mario Russomanno, esibisce in copertina una foto piena di sorrisi e di sole, con amici di ogni genere: il calciatore Monzeglio, un attore alla Nazzari che fa il buffo, accosciandosi sulle ginocchia per non superare Mussolini, le nipoti allegre, Mussolini tranquillo e in buona salute, dimagrito bene, con gli occhiali da sole in mano ma col cappotto, perché è una giornata invernale. Nella villa Feltrinelli a Gargnano sul Garda, oggi Grand Hotel Gardone, la capitale della repubblica di Salò – così detta solo perché Mussolini comunicava attraverso l’agenzia ex nazionale Stefani, che operava da Salò (e quindi datava i suoi lanci da Salò).
 
Milena Milani – Dimenticata del tutto, l’autrice di “La ragazza di nome Giulio” la riporta alla memoria, citazione unica, di striscio, Rosella Postorino, “Nei nervi e nel cuore”, 54-55 – “uno dei romanzi indimenticabili della mia adolescenza”. Il Novecento va riscritto – Cassola e Milani sono i soli dimenticati?
“La ragazza di nome Giulio” – sequestrato e processato all’uscita per immoralità - non anticipa un caso di disforia. Jules è il nome di una ragazza, che su e giù per la costa marchigiana scopre i tanti tranelli – maschili e femminili – dell’amore, in una delusione progressiva che ne minaccia la salute mentale.
 
Natura – “Ciò che gli occidentali chiamano «natura» per i cinesi è un’estensione dell’umanità. Il cielo e l’uomo sono una cosa sola”,Ye Xiaogang, “La Lettura” 15 settembre.
 
Padri - Sempre meno necessari e anzi nocivi? Per i 90 anni di Sofia Loren si ricorda che il padre le ha abbandonate, la madre, lei e la sorella. Come Giorgia Meloni.
 
Pasternak – Sembrava un cavallo? “Pasternak non lo conosco che di vista, tre-quattro fugaci incontri, pressoché muti, perché di novità non ho voglia. L’ho ascoltato una volta, insieme con altri poeti, al Museo Politecnico. Declamava con voce sorda e si dimenticava quasi tutti i versi. Per la sua assenza sul palcoscenico rammentava Blok. Dava l’impressione di una concentrazione tormentosa, si avrebbe avuto voglia di sospingerlo, come con un vagone che non si muove”. Salvo che per le apparenze: “Esternamente l’aspetto di Pasternak è splendido: nel suo viso vi è qualcosa di contaminato tra un arabo e il suo cavallo: la diffidenza, la tensione dell’ascolto, e da un momento all’altro…. la più totale prontezza alla corsa. Un’immensa e insieme equina, selvaggia e timida, mobilità degli occhi” – Marina Cvetaeva, “Un acquazzone di luce. Poesia di eterno valore”, 1922, saggio pubblicato sulla rivista berlinese “Epopeja”, ripreso in apertura di Pasternak, “Mia sorella la vita”, la raccolta di poesie degli Oscar Mondadori, pp. VI-VII – prima lo ipotizza “imaginista”.
 
Ravioli – E\o tortellini, o cappelletti, sono diffusi in mezzo mondo, con nomi diversi. Ma in Italia in numero strabordante di varietà. Con denominazioni diverse, regionali o locali. E soprattutto settentrionali: solo cinque in Centro-Italia e niente al Sud – eccetto due in Sardegna, i puligioni e i culurgiones. Telmo Pievani ne ha fatto fare una ricerca su scala mondiale e ne pubblica i risultati su “La Lettura”. Nel Nord Italia, compresa la Toscana, ne elenca 28.
All’estero li ha rintracciati in nove paesi: Russia, Cina, Germania, Israele, Turchia, Grecia, Giappone, Nepal, Polonia. Di origine probabilmente euroasiatica, opina Pievani- i wonton cinesi, i gyoza giapponesi, i pierogi polacchi.
 
Sally Rooney 2 – Omaggiata dal “Robinson” con sette pagine e grandi foto, pensose, Sally Rooney non evita le frasi memorabili: “Intermezzo (l’ultimo suo romanzo, n.d.r.) potrebbe essere letto come un omaggio all’Ulisse, libro che amo moltissimo…. Mentre scrivevo questo libro per me sono stati importanti, oltre all’Ulisse, anche altri testi: uno è I fratelli Karamazov, un altro Amleto”.
“Credo che vivere insieme alle altre persone sia sempre complicato”, è un’altra riflessione, “sia i gruppi più piccoli e stabili sia in ambienti urbani più fluidi”. E: “Se mi capita di rileggere una mia intervista, ogni volta vorrei sprofondare”.

Il “New Yorker” si limita a un’intervista breve. E all’esumazione di un vecchio articolo che situa la scrittrice nella stagione, in cui l’uscita dei suoi libri è programmata: “Il libro è ben programmato per la stagione. C’è qualcosa di autunnale in lei”.

 
Stati Uniti - Un americano su due, il 46 per cento, nel 2023 non ha letto nemmeno un libro. Il 26 per cento ne ha letti tra 1 e 5. Il 29 per cento più di sei. Sono pochi, o non molti? Però, un americano su tre “lettore forte”, non sarà qui il segreto della pax americana? Un parco lettori di 153 milioni, di cui quasi cento milioni “lettori forti”, sono un fondamento enorme, anche se (tanto più perché?) invisibile.

letterautore@antiit.eu

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