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Ma Afd ha vinto
La
popolarità del ministro-presidente uscente del Brandeburgo, il socialdemocratico
Woidke, in carica dal 2013, ha evitato l’umiliazione. Ma l’esito vero del voto ieri
è la consacrazione dell’estrema destra di Afd, arrivata seconda per un punto percentuale,
29,4 contro 30,7. In un Land da sempre governato dalla Spd, il partito
socialdemocratico, la destra neonazi si conferma al 30 per cento. Sempre in un
Land ex comunista, ma qui attorno a Berlino, non nella remota Turingia.
L’ascesa
di una destra filonazista è una novità assoluta in Germania e in Europa. Tanto
più per essere in crescita elettorale rapidissima, di pochi anni. Alla sua
prima elezione, nel 2017, era il terzo partito più forte, col 13 per cento
circa del voto – a cinque anni dalla creazione di Afd. Nel 2021 sembrava in
regresso, al quarto o quinto posto, col 10 per cento. Nel voto regionale di
questo autunno è al 30 e più per cento.
La
Germania non è nuova cambiamenti di direzione politica rapidi in massa. Il voto
regionale di questo autunno richiama molto il 1931-1933. Afd al 30 per cento
mette a rischio la stabilità della Germania e dell’Europa. Ha ancora un ostacolo
nella Cdu-Csu, che però in questa mini-tornata elettorale appare anch’essa
indebolita. Il ruolo storico della Dc tedesca è stato di prevenire e svuotare
ogni deriva estremista, ma Afd ha rotto la diga, in appena dodici anni di esistenza,
avvantaggiandosi dello spostamento della Cdu-Csu a sinistra operato da Angela
Merkel.
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