Meloni e i suoi cari – l’’intelligenza di destra
L’intelligenza di destra è tribale, in
Italia, clanica, familiare, amichevole? È quello che si vede. L’intelligenza di
destra non manca, non in Italia: ci sono manager, artisti e intellettuali che
simpatizzano per la destra, moderata e anche non (lasciando stare l’arte, che
un po’ ovunque, ora e prima, è più opera di conservatori). Ma le scelte di questo
governo, il primo di destra, sono da “Amici miei”, da cazzeggio, da complicità
adolescenziali, un tempo si diceva da “prima visita casino”. Anche in consessi
di prestigio, e di tradizione, che richiedono competenze, almeno un simulacro.
O da imperatori che fanno senatore il cavallo – ma per disprezzo di chi,
essendo poi solo parlamentari eletti? Amici di scuola, di quartiere, di famiglia,
perfino di vicinato.
Il consiglio del Maxxi di Roma, p. es.,
che si rivela inutilizzabile per la successione al presidente dimissionario –
il presidente divenuto ministro. Lo stesso alla Rai per la successione alla presidente
dimissionaria. E lo stesso si direbbe per Sangiuliano, che va in tv per giurare e spergiurare: il minimo che si richiede a un politico è il sangue freddo.
Nei passati governi di destra che in realtà
erano di centro-destra e non di destra-centro, Berlusconi s’illustrava al contrario
cooptando personaggi il più possibile eminenti o capaci, Monti e Bonino,
Letizia Moratti o Cingolani - ci provò perfino con Gianni Agnelli.
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