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giovedì 26 settembre 2024

Secondi pensieri - 545

zeulig


Collezionismo
– “I collezionisti tengono in ordine il mondo. Alcuni hanno quasi delle pretese filosofiche, di interpretazione della realtà attraverso il catalogo delle cose possedute e delle cose desiderate. Tutti però hanno un istinto naturale di risposta al caos. Granello dopo granello. Come di fronte al mare del tempo. Con la sabbia di dieri, di oggi e di domani”, Chiara Grom Negro, “una delle maggiori collezioniste al mondo di moto d’epoca”, con Paolo Bricco sul “Sole 24 Ore Domenica”.
Del collezionismo si sa poco, pochi ne hanno scritto, W. Benjamin, Chatwin, U. Eco - e più per spiegare se stessi, i propri eccessi (in rapporto al reddito), la “fissazione”. È in realtà fermare il tempo. Vivere il passato, più passati. “A me capita con le motociclette”, continua Chiara Grom Negro, “che sono bellezza, tecnologia, storia. E, per capire l’esperienza di chi ci ha preceduto, scelgo di percorrere le stesse strade di cento anni fa, vestita con l’abbigliamento di cento anni fa. Per provare la stessa poesia del disagio e dell’avventura”.

Creatività – Non è ideologica – o l’ideologia non è creativa? Soprattutto, non c’è creatività in democrazia? Il genio si lega a epoche e regimi principeschi, anche imperiali, dai tiranni assiro-mesopotamici ai sovrani indù e imperatori cinesi, agli imperatori romani, e successivi, papi, principi. Il tema curiosamente solleva l’architetto Desideri, a proposito di una sua collaborazione giornalistica e di “una lunga e appassionata discussione sul tema del rapporto fra creatività e democrazia” che ha avuto con Eugenio Scalfari (“100 volte Scalfari”, p. 224): “Concordavamo che, furi da ogni ideologia, non c’è proprio alcun rapporto”. Ma, più che i regimi politici, non conta la committenza? Plurima, suntuaria, quella dispotica, misurata quella democratica.
L’arte, la creatività, è suntuaria? Supererogatoria, superflua?

Destra-sinistra - È un diverso senso della critica della storia – della Verità? Sartre,  “ultracomunista”  critico premio Stalin, ossessionato dalla politica di cui fu sempre cattivo maestro (già “ultracomunista” – Merleau-Ponty -, si apprestava a negare il Nobel per la letteratura come insegna capitalista e ad accreditarsi padre nobile del ’68), si vede bambino in “Le parole”,  p.67 (1964) “pronto ad ammettere  - se soltanto fossi stato in età di comprenderle – tutte le massime di destra che un vecchio uomo di sinistra (il nonno materno-padre putativo, nd.r.) mi insegnava con le sue condotte: che la Verità e la Favola non una stessa cosa, che bisogna vivere la passione per sentirla, che l’uomo è un essere di cerimonia. Ero stato convinto che noi eravamo creati per recitare”.
Errore – È il testimone della verità.
 
Felicità – “Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità”, è il secondo capoverso della Dichiarazione di Indipendenza americana del 4 luglio 1776. Un comma sul quale si scrive molto, a proposito del “perseguimento della felicità” fra i diritti fondamentali. Nella prima bozza c’era la “proprietà”, il possesso, non la felicità.
Un riferimento non asociale, non antidemocratico, quello alla proprietà, venendo prima della rivoluzione francese. Anzi, in linea con la rivoluzione francese, se (che) fu quella del Terzo Stato, della borghesia, intellettuale e produttiva.
 
Memoria – Prolunga la vita, delle persone, le cose, gli eventi. E la trasforma – la varia, la atteggia, la trasforma, anche radicalmente. Cioè la crea.
È il fondamento della storia ma anche l’essenza della vita.
Se la memoria è anche pre-natale, affonda in radici remotissime – mitocondriali. Ha avuto e perpetua una vita lunghissima.
La morte nel quadro della memoria diventa solo un momento, per quanto tagliente, e indifendibile imprevedibile, incurabile, etc.) - “la memoria resiste”, Annie Ernaux.
 
Psicoterapia – Si può dire il “metodo”, o la terapia, della mula mula del Berni, la quale sollevava i sassi per inciamparvi dentro.  Il “mestiere di vivere” sospeso di Cesare Pavese, il male di vivere, o dell’inadeguatezza come ora è d’uso dire, dilaga però in letteratura, nel giornalismo, tra i divi del cinema e della canzone, ambiti che pure richiedono nervi saldi, volontà decisa, perseveranza, organizzazione, piani finanziari discussi e ridiscussi. Inadeguatezze pure avvincenti, un secolo fa, quando emergevano, in Joyce, in Saba, nello stesso Proust, o in Kerouac, Carver, Lucia Berlin.

zeulig@antiit.eu

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