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Quando l' odio era feroce tra sudtirolesi e italiani
La seconda puntata non risolleva
la miniserie, il pubblico (stagionato?) di Rai 1 non gradisce. Malgrado l’attrattiva
degli interpreti, Elena Radonicich, sostituto alla Procura di Bolzano, di
famiglia sudtirolese, e Matteo Martari, ispettore di Polizia non più in servizio
se non come consulente per aver perso una gamba – vittima del “mostro” della serie.
E malgrado l’esperienza dei registi, Marengo (“Vanina”, “Un’estate fa”) e
Bonino. Una miniserie che deve aver lasciato perplessa la stessa Rai dopo la realizzazione, approntata
un paio d’anni fa – Bonito ha già lavorato successivamente a due serie, “Gerri”
e “Mike”.
Forse è il genere horror
della prima puntata, benché light, che ha allontanato il pubblico: un serial
killer di molte persone, maschi e femmine, di più età, tutte di lingua
tedesca, della comunità sudtirolese. Ma bisogna dire che è il tema della serie
che è scabroso, violento, seppure solo in retrospettiva, nella storia, sullo sfondo
del terrorismo sudtirolese degli anni 1960-1970, con centinaia di attentati e
decine di morti. Contro il quale l’Italia usò l’esercito.
La serie non ne fa la storia.
Ma questa seconda puntata ne resuscita l’odio. E l’irredentismo, come si sa,
benché ultimamente (dopo gli attentati sudtirolesi in val Pusteria e valle Aurina) in sordina,
è parte del patrimonio risorgimentale italiano.
Lo resuscita con due
storie tanto semplici quanto crudeli. Due giovani madri all’epoca, di famiglia
sudtirolese, sono state costrette ad abbandonare il figlio alla nascita perché
concepito con un “italiano”. Una di queste è la bionda sostituto della Procura
che ora indaga. Mentre le colpe dell’Italia sono sintetizzate in un interrogativo:
l’uomo con cui l’altra ragazza ha concepito il figlio, un maresciallo dell’esercito,
che è presto morto su una mina che stava sminando, è stato fatto saltare dai “servizi
deviati” dell’Italia, per aver frequentato una ragazza sudtirolese? Il mostro
si suppone ora essere il suo proprio figlio abbandonato in orfanotrofio fino alla
maggiore età – troppo ribelle per le famiglie che ne provavano l’adozione o l’affido.
Tanto era l’odio.
Un tema scabroso. E
politico, che il pubblico Rai non ama. Specie a fronte del Sud Tirolo-Alto
Adige di oggi, invidiato dal Tirolo austriaco, dall’Austria e da mezza Germania,
per la ricchezza privata e per l’abbondanza pubblica, di ospedali, scuole, faraoniche
piscine comunali e palazzi della cultura, stadi da hockey, fauna e vegetazione
protette – benché Bolzano sia in cima alle città più sporche (si è italianizzata?). Il celta Jannik Sinner, eroe amato e amorevole di tutti gli italiani, è della val Pusteria.
Giuseppe Bonito-Davide
Marengo, Brennero, Rai 1, Raiplay
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