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Commerzbank ha bisogno di un timoniere
Il
prospetto di Unicredit che naviga in parallelo con la controllata Commerzbank
non è credibile. Non è praticabile: che cosa è una barca senza timone? Tutto è
possibile, meno che estrarne (creare) maggior valore. Per questo ci vuole
occhio e fegato.
Un
prospetto in contrasto, tra l’altro, con la vicenda della stessa Unicredit. Che
ancora cinque o sei anni fa si vendeva i gioielli come Fineco e Mediobanca per
fare cassa. Dopo quattro aumenti di capitale in dieci anni, per un totale di 27,5
miliardi, cifra paperoniana ma evidentemente insufficiente. E poi, in tre o
quattro anni, si è ri-valorizzata del 300 (trecento, e non è una vincita al lotto) per cento. E intende continuare, ora con lo snellimento degli organici, dei pletorici uffici centrali.
È tutta
questione di manico, in azienda come su strada. Commerzbank invece periclita,
oggi come quindici anni fa, quando il governo federale ha dovuto salvarla, e
come trent’anni fa, quando gli acquirenti prospettati dai sensali si ritiravano
orrificati. In un mercato del credito ricco, poco proclive ai fallimenti. Si potrebbe pensare, certo per ridere, che la Germania tema che Unicredit possa raddrizzare Commerzbank - dopo la Hypo di Monaco. Magari con la stessa ricetta ora in atto in Italia, lo snellimento della direzione.
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