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sabato 19 ottobre 2024

Giustizia e goliardia

Il sottosegretario a palazzo Chigi Mantovano l’aveva detto otto giorni prima sul “Foglio”: “La determinazione dei paesi sicuri viene fuori da un processo complesso che spetta al governo”. La gidce Albano l’aveva detto un anno fa: “Fanno un buco con l’Albania”, questo più o meno il senso, detto del governo Meloni, “saremo noi (noi del Tribunale Immigrazione, n.d.r.) a decidere chi può andare in Albania e chi no”, cioè nessuno.
Albano è giudice alla Sezione Immigranti del Tribunale di Roma, ma soprattutto è segretaria di 1Magistratura Democratica, capo della corrente più estremista, della parte minoritaria che giudica il grosso della corrente “non sufficientemente di sinistra”. È anche contro Salvini nel processo a Palermo.
È dunque una sfida politica, di Albano a Meloni, di una giustizia politica. Anche se Albano, come già Apostolico a Catania, la giudice che quattro anni fa manifestava in piazza contro il ministro dell’Interno, allora Salvini, si rifà a presunte “norme europee”. E non si può non dire quanto sia orrenda una giustizia politica – per averla sperimentata in Iran e in altri paesi “sicuri” in Medio Oriente (si sa dove si comincia, non si sa dove si finisce).  Ma, sempre in chiave politica, non è una politica che porti voti a sinistra. Anzi, li allontana: l’immigrazione è una questione per i molti, più complessa degli sgambetti goliardi - chiunque ne abbia dimestichezza sa come i giudici si esprimono sui politici.

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