Giustizia e goliardia
Il sottosegretario a palazzo Chigi
Mantovano l’aveva detto otto giorni prima sul “Foglio”: “La determinazione dei
paesi sicuri viene fuori da un processo complesso che spetta al governo”. La
gidce Albano l’aveva detto un anno fa: “Fanno un buco con l’Albania”, questo
più o meno il senso, detto del governo Meloni, “saremo noi (noi del Tribunale
Immigrazione, n.d.r.) a decidere chi può andare in Albania e chi no”, cioè
nessuno.
Albano è giudice alla Sezione Immigranti
del Tribunale di Roma, ma soprattutto è segretaria di 1Magistratura Democratica,
capo della corrente più estremista, della parte minoritaria che giudica il grosso
della corrente “non sufficientemente di sinistra”. È anche contro Salvini nel
processo a Palermo.
È dunque una sfida politica, di Albano
a Meloni, di una giustizia politica. Anche se Albano, come già Apostolico a
Catania, la giudice che quattro anni fa manifestava in piazza contro il ministro
dell’Interno, allora Salvini, si rifà a presunte “norme europee”. E non si può
non dire quanto sia orrenda una giustizia politica – per averla sperimentata in
Iran e in altri paesi “sicuri” in Medio Oriente (si sa dove si comincia, non si
sa dove si finisce). Ma, sempre in
chiave politica, non è una politica che porti voti a sinistra. Anzi, li allontana:
l’immigrazione è una questione per i molti, più complessa degli sgambetti goliardi - chiunque ne abbia dimestichezza sa come i giudici si esprimono sui politici.
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