sabato 5 ottobre 2024

Gli ayatollah sono rimasti soli

È guerra tra Israele e l’Iran, e potrebbe essere risolutiva. Nel senso di ultimo atto del regime degli ayatollah, che hanno trascinato l’Iran alla guerra contro Israele, senza preparazione militare, e nell’isolamento diplomatico totale. Russia e Cina non possono essere di aiuto militarmente. E il segretario di Stato americano Blinken non ha avuto difficoltà in tutti questi mesi a isolare Hamas e l’Iran (Hezbollah, Houthi) nel mondo arabo – e anche in quello islamico altro che l’Iran.
Nonché avventurista e isolato, l’Iran degli ayatollah, che si vantava terza o quarta potenza militare mondiale al tempo dello scià, è singolarmente inetto nella sfida con Israele. Militarmente diviso tra forze armate, pasdaran, e sostegno ai movimenti terroristici – tale Hezbollah è risentito in Libano, non un partito di governo, una maggioranza di governo. Su vantano missili balistici, che sono più lenti e prevedibili di un attacco aereo, facile preda della contromissilistica. 
Il silenzio dell’Iran in questa fase, delle piazze, è singolare. Ma viene letta a Teheran come una cessata capacità di mobilitazione del regime: mai il “loro” e il “noi”, la distanza fra il paese e il regime è stata così eloquente come in questi mesi. Né c’è mobilitazione di nessun genere e forma contro il minacciato attacco israeliano. E non per rassegnazione ma per protesta muta.
Un’analisi che trova un riscontro eloquente nel discorso difensivo di Khamenei al funerale di Nasrallah.

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