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La giustizia fuorilegge
Si condanna De Pasquale. Dopo Davigo.
Per la gestione personalissima, e violenta, delle procedure penali. Una metà
buona dei giudici di Mani Pulite che si sentivano sopra la legge.
Nel conto bisogna mettere anche Di
Pietro, che non è mai stato condannato, anzi ha vinto centinaia di cause contro
chi lo ha criticato. Ma semplicemente non è stato perseguito per la sospetta appropriazione
indebita dei rimborsi elettorali al suo partito, l’Italia dei Valori – ha preferito
lasciare la politica.
Gli altri due giudici di Mani Pulite,
D’Ambrosio e Colombo, erano due comunisti che al solito non sapevano cosa
facevano – salvo tenere il Pci fuori dalle inchieste. Mentre il procuratore
capo Borrelli, furbo uomo di potere, non firmava nulla – lui suonava il piano,
muoveva la tastiera.
Dire questa giustizia “politica” è
forse sbagliato. Ma non si può più dire da Terzo Mondo.
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